Il 29esimo giorno dopo le elezioni presidenziali, la Bielorussia è scesa nuovamente in piazza per manifestare la sua rabbia contro Alexander Lukashenko, ‘ultimo dittatore d’Europa’, e il suo governo. A Minsk, come sempre, l’onda è stata più corposa. Oltre 100mila persone, stando a Interfax. Nella capitale, nonostante il maltempo, i cittadini hanno sfilato per ore nelle strade del centro, presidiato dagli agenti della polizia e dalle truppe del ministero dell’Interno, in tenuta antisommossa.

E poi blindati, cannoni ad acqua, camion e filo spinato. Un muro d’acciaio invalicabile che ha bloccato i manifestanti, come la settimana scorsa, e ha impedito loro di raggiungere palazzo Indipendenza, residenza di Lukashenko. Il clima è stato gioioso e pacifico, in un tripudio di bandiere bianco-rosse, simbolo dell’opposizione. Questo naturalmente non ha evitato i fermi, a volte persino brutali, da parte delle forze dell’ordine. Almeno un centinaio, secondo il ministero dell’Interno.

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