Non si fermano dal 9 agosto e scendono in piazza di nuovo per chiedere elezioni libere – anche dai brogli – che spezzino l’era di Alexandr Lukashenko, al potere senza soluzione di continuità dal 1994. Sono 633 i manifestanti fermati ieri dalla polizia antisommossa durante le proteste, alle quali hanno partecipato più di 100mila persone solo a Minsk, scrive l’agenzia di stampa russa non governativa Interfax. Intanto sarebbe sparita Maria Kolesnikova, capo della campagna elettorale del candidato (non ammesso) Viktor Babariko nonché alleata di Svetlana Tikhanovskaya. Una testimone oculare, parlando al sito Tut.by, ha spiegato che è stata caricata a bordo di un minibus con la scritta “comunicazione” da persone non identificate mascherate e portata via in una direzione sconosciuta. Kolesnikova, applauditissima dal corteo di domenica, è una delle poche figure dell’opposizione a non essere fuggita in esilio. Ma la polizia di Minsk nega di averla arrestata.

Slogan anti Putin, pugno di ferro contro i manifestanti – Nella capitale, nonostante il maltempo, i cittadini hanno sfilato per ore nelle strade del centro, presidiato dagli agenti della polizia e dalle truppe del ministero dell’Interno, in tenuta antisommossa. E poi blindati, cannoni ad acqua, camion e filo spinato. Un muro d’acciaio invalicabile che ha bloccato i manifestanti, come la settimana scorsa, e ha impedito loro di raggiungere palazzo Indipendenza, residenza di Lukashenko. Il clima, come sempre, è stato gioioso e pacifico, in un tripudio di bandiere bianco-rosse, simbolo dell’opposizione. Questo naturalmente non ha evitato i fermi, a volte persino brutali, da parte delle forze dell’ordine. I reporter peraltro sono stati ancora una volta oggetto di vessazioni da parte delle autorità. La Tass, ovvero l’agenzia di stampa statale russa, ha riportato che i poliziotti hanno chiesto ai giornalisti di portare il corsetto con scritto PRESS e di “non avvicinarsi” al palazzo presidenziale. Che poi era l’obiettivo dei manifestanti. Qui si sono avuti i momenti di massima tensione, con l’uso da parte della polizia degli spray lacrimogeni (capace di generare un brevissimo fuggi fuggi e, subito dopo, un bel coro di “fascisti”).

Gli slogan, molteplici, spesso si sono concentrati sul presidente Lukashenko – “Sasha non abbiamo bisogno di te” e “ora di andarsene” – mentre il motto della giornata è stato “uno per tutti e tutti per uno”. Qui e là, per la prima volta, sono poi comparsi striscioni apertamente anti-russi. In particolare, un cartellone diceva chiaramente “no all’integrazione con Mosca“. E qui la faccenda potrebbe farsi rovente. Non è un segreto, infatti, che Vladimir Putin abbia spinto moltissimo per rafforzare il trattato sullo Stato dell’Unione e che Lukashenko, al contrario, abbia resistito. Ora però ha finito le frecce nella faretra. Il rischio è che, nel corso dell’imminente visita a Mosca, possa finalmente firmare l’accordo (in cambio, ovviamente, di un sostegno incondizionato del Cremlino). In quel caso per l’opposizione bielorussa sarebbe game over.

Kolesnikova scomparsa – “Il telefono di Kolesnikova è disponibile, ma non risponde al telefono”, scrive Tut.by. “Il portavoce del Consiglio di coordinamento dell’Opposizione, Anton Rodnenkov, ha detto che Maria era sola nel centro della città per affari. La testimone, identificata con il nome di Anastasia, ha raccontato: “Stavo camminando quando ho visto Maria nei pressi del Museo. L’ho riconosciuta e stavo per andare da lei, per ringraziarla. Poi ho pensato che doveva essere stanca e ho lasciato perdere. Sono passata oltre ma a quel punto ho sentito il suono di un telefono che cadeva sull’asfalto, mi sono girata, e ho visto che delle persone in abiti civili e mascherate che spingevano Maria in questo minibus; il suo telefono era volato via e una di queste persone lo ha raccolto, è saltata a bordo nel minibus e se ne sono andati”, ha detto Anastasia, sottolineando di non aver avuto il coraggio di filmare la scena con il suo smartphone per paura di essere lei stessa fermata.

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