Vivono tutti ai margini del progetto, ma il loro identikit è piuttosto variegato. La maggior parte di loro ha giocato poco e male. Altri hanno passato più tempo in infermeria che in panchina. Qualcuno di loro è riuscito addirittura a conquistare un trofeo. Eppure sono tutti incedibili. E non per il loro rendimento, quanto per il loro ingaggio che impiomberebbe il bilancio di qualsiasi squadra, per il il valore del loro cartellino che porterebbe in dote una minusvalenza certa. Sono gli esuberi dei top club, calciatori che dovevano cambiare il destino di una stagione e che ora sono stati degradati a fardelli da sbolognare. Sempre che arrivi l’offerta giusta.

Il caso più eclatante è quello di Gareth Bale, mister 100 milioni di euro, l’uomo che con il suo trasferimento al Real Madrid nel 2013 ha riscritto le regole del calciomercato. Il treno della corsia sinistra, l’uomo che era capace di correre oltre i 36 chilometri orari si è però ingolfato quasi subito. Da anni Bale e il Real Madrid non si sopportano più, ma sono costretti a convivere insieme a causa dello stipendio da oltre 20 milioni di euro che ogni anno viene bonificato sul conto del gallese. Una situazione che ricorda quei matrimoni mantenuti in piedi solo per i figli o perché il pagamento degli alimenti sarebbe troppo oneroso.

Sul finire dello scorso anno Zidane ha detto che non avrebbe fatto giocare Bale neanche se avesse avuto quattro sostituzioni a disposizione. Fra luglio e agosto è arrivato l’ultimo regolamento di conti. Durante l’ultima giornata di campionato Bale era stato spedito in panchina. E qui, mentre il Real vinceva la Liga, si era messo la mascherina davanti agli occhi, aveva disteso le gambe e aveva fatto finta di dormire. Da fenomeno a turista del pallone.

Ad agosto, invece, a Bale viene annunciata l’ennesima esclusione dall’undici titolare che giocherà in Champions contro il City. Così il gallese si rifiuta di seguire la squadra. “Bale? Non è voluto venire – ha spiegato Zidane – Sta bene, non è infortunato. Ma non ha voluto giocare. Di più non parlo, sono cose che restano nello spogliatoio”.

In Spagna dicono che ormai il giocatore è diventato una macchietta, un calciatore senza ambizioni, senza personalità e, soprattutto, senza più amore per questo sport. La Casa Blanca ha perso la pazienza e in caso di mancata cessione è pronta a rescindere il contratto. L’esterno non ha commentato, ma ha detto chiaramente che senza offerte in linea con il suo stipendio attuale resterà felicemente al Real (che intanto è alle prese con altri due esuberi importanti come Isco e Mariano Diaz).

Non che al Barcellona vada meglio. I blaugrana devono fare i conti con il ritorno di Philippe Coutinho, pagato 160 milioni di euro a gennaio 2018 (120 la quota fissa + 40 di bonus) per sostituire Neymar e diventato ben presto un corpo estraneo al club. Dopo un anno e mezzo senza grandi picchi, l’ex interista è stato spedito in prestito al Bayern Monaco. In Baviera ha messo insieme 23 gettoni (15 da titolare) con 8 gol e 6 assist. Un bottino che non deve aver particolarmente impressionato Flick che nella finale di Champions League vinta contro il Psg ha deciso di farlo entrare in campo per 22’ al posto di Gnabry. Ora Coutinho è pronto a tornare al Barça che pare deciso a riaccoglierlo più per mancanza di corteggiatori che per un amore ritrovato.

E proprio un altro esubero di lusso del Barcellona si sta preparando a diventare un punto fermo della nuova Inter di Antonio Conte. Salvo clamorose rotture Arturo Vidal dovrebbe vestire presto il nerazzurro, con grande piacere del Barcellona, pronto a risparmiare gli 8 milioni netti all’anno del suo contratto.

Al contrario, i nerazzurri stanno cercando di piazzare Radja Nainggolan, arrivato nell’affare che ha portato Zaniolo a Roma, ma che in nerazzurro non ha trovato molto spazio. Con Spalletti ha messo insieme 29 presenze (22 dal 1° minuto), 6 gol e 3 assist. Con l’arrivo di Conte è stato uno dei primi epurati, finendo in prestito a Cagliari, ma con i nerazzurri impegnati a pagare parte dei 4,5 milioni di euro del suo stipendio annuale. Ora il belga è tornato a Milano, in attesa di un’offerta che gli permetta di cambiare aria nuovamente. Più o meno la stessa situazione che stanno vivendo Candreva e Asamoah (tre milioni a testa fino a giugno 2021), Vecino (2,5) e Ranocchia (1,8 milioni a stagione per 11 presenze nelle ultime due annate).

La Juventus, invece, sta valutando la complessa situazione di Sami Khedira. Il centrocampista dalle indiscutibili qualità tecniche ma dal fisico ormai fragile ha raccolto 10 e 12 presenze in campionato negli ultimi due anni, finendo ai margini del progetto. La Juventus vorrebbe venderlo o in alternativa rescindere il suo contratto, ma il centrocampista tedesco non vuole rinunciare ai 6 milioni del suo ultimo anno di contratto. Senza dimenticare anche i casi di Rugani, 10 presenze nell’ultima Serie A, inserito da un paio di anni nella lista dei partenti ma trattenuto a Torino dalla mancanza di club disposti a pareggiare i suoi 3 milioni all’anno di contratto (scadenza 2023), e Higuain, che lo scorso anno ha rifiutato tutte le offerte di trasferimento per rilanciarsi con Sarri. Un’impresa non esattamente riuscita che lo ha fatto sparire dai radar delle altre big europee. Per lui si profila un futuro nella MLS, alla periferia del calcio mondiale. Ma prima di accettare l’attaccante vorrebbe incassare una buonuscita di 7,5 milioni di euro, pari all’ultimo anno del suo contratto.

E a proposito di argentini, anche Javier Pastore si iscrive nel club degli incedibili al contrario. Acquistato da Monchi per 27 milioni di euro a quasi 30 anni, l’ex Psg può contare su uno stipendio di 4,5 milioni netti all’anno. Un’enormità se si considera la lunga lista di infortuni che ne aveva limitato l’utilizzo a Parigi. Lo scorso novembre Pastore aveva illuso tutti con una striscia di 5 partite entusiasmanti, dove aveva giocato anche davanti alla difesa. Quantità e qualità che lasciavano ben sperare. Poi ecco una nuova serie infinita di problemi fisici e l’argentino è tornato a essere un costosissimo oggetto misterioso.

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