Avrebbero comprato l’assoluzione di un boss di Cosenza, accusato di un omicidio di mafia avvenuto nel gennaio del 2012. La Procura di Salerno ha aperto un’indagine nei confronti di Marcello Manna, il sindaco di Rende che, da avvocato, sarebbe stato coinvolto nella corruzione del giudice della Corte d’appello di Catanzaro Marco Petrini, già arrestato nei mesi scorsi nell’ambito di un’inchiesta della guardia di finanza in cui si è scoperto come il magistrato si faceva corrompere da personaggi vicini alla ‘ndrangheta.

L’indagine, infatti, rappresenta l’ennesimo filone nato dalle dichiarazioni rese nei mesi scorsi agli inquirenti dal giudice Petrini. Oltre a quest’ultimo e al sindaco Manna, la Procura di Salerno ha iscritto nel registro degli indagati anche l’avvocato Luigi Gullo e il boss Francesco Patitucci, esponente di spicco della cosca Lanzino-Rua di Cosenza. Tutti e quattro sono accusati di corruzione con l’aggravante mafiosa.

Secondo la ricostruzione fatta dal procuratore Giuseppe Borrelli, dall’aggiunto Luca Masini e dal pm Francesca Fittipaldi, in tre occasioni il giudice Petrini avrebbe ricevuto denaro per ribaltare in appello la sentenza di primo grado nella quale il boss Patitucci era stato condannato a 30 anni per l’omicidio del boss Luca Bruni. Stando al capo di imputazione, il 30 maggio 2019, all’interno dell’ufficio della Commissione Tributaria Provinciale a Catanzaro, l’avvocato Manna avrebbe consegnato al magistrato “una busta contenente la somma contante di 2500 euro quale acconto per l’accordo corruttivo”. Una seconda trance, di 5mila euro, sarebbe stata consegnata a Petrini presso la cancelleria della Corte d’Assise d’Appello. L’ulteriore acconto sarebbe arrivato “dalle mani dell’avvocato Luigi Gullo, d’intesa con Manna” così come gli ultimi “5mila euro in contanti”, contenute nella busta data al magistrato “dopo la pronuncia della sentenza di assoluzione di Francesco Patitucci”.

Tutto, scrivono i pm di Salerno, “per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio” e con “il concorso di Patitucci e di ulteriori persone a quest’ultimo collegate che avevano procurato all’avvocato Manna la provvista per il pagamento dell’illecito corrispettivo al presidente del collegio giudicante Petrini”.

Il sindaco Manna replica sostenendo che “l’avviso di garanzia notificato insieme alla richiesta di incidente probatorio per esaminare il dottore Petrini dimostra soltanto la necessità, da parte della Procura, di fare chiarezza sulle tante, diverse ed inconciliabili dichiarazioni rese e sul contrasto degli elementi di accusa”. Per Manna, in sostanza è “un tentativo disperato per provare a mantenere in vita una ipotesi accusatoria inesistente. Ad oggi sono numerosi i provvedimenti che sono stati emessi da varie autorità e che hanno qualificato come intrinsecamente inattendibili le dichiarazioni del dott. Petrini”.

“Sono certo di una celere e positiva definizione della vicenda processuale. – conclude il sindaco – I diritti posti a garanzia di ogni cittadino indagato non devono consistere in meri enunciati ma devono trovare applicazione concreta anche nella informazione quotidiana”.

Il magistrato e l’avvocato sindaco, inoltre, sono accusati di corruzione anche per un’altra vicenda riguardante “l’annullamento di un decreto di sequestro, con conseguente revoca della confisca, nei confronti di Antonino Ioele”. Per questo provvedimento, effettivamente adottato il 20 febbraio 2019, Petrini avrebbe ricevuto dall’avvocato Manna prima la promessa di 2500 euro e poi, dopo la sentenza “la somma di denaro pattuita”.

La notizia dell’inchiesta sul sindaco di Rende è trapelata dopo che la Procura di Salerno ha chiesto l’incidente probatorio nei confronti degli indagati. Un incidente probatorio chiesto il 2 settembre dai pm che hanno inserito nel fascicolo i verbali di interrogatorio del giudice Petrini, ma anche due intercettazioni audio-video del 30 maggio 2019, effettuate negli uffici del presidente della Corte d’Appello e della Commissione Tributaria provinciale di Catanzaro, e un filmato del 4 dicembre registrato negli uffici di Petrini. Tra gli atti sottoposti a incidente probatorio, infine, c’è anche pure il verbale di perquisizione e sequestro del 15 gennaio 2020, quando la guardia di finanza ha trovato diverse “somma di denaro in contanti” a casa del giudice indagato.

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