di Giorgio De Girolamo
Non siamo politici né giornalisti. Parliamo e scriviamo pubblicamente, forse soltanto per un comune “senso di utopia” (Gianni Rodari): perché siamo convinti, felicemente accompagnati dalla “migliore scienza” in circolazione, che la più grave minaccia per l’umanità, e solo causalmente anche per il nostro tempo, sia la crisi climatica. Noi non siamo giornalisti, ma Antonio Gurrado, raffinata penna de Il Foglio, purtroppo lo è.
E diciamo “purtroppo” perché riteniamo che un giornalista, in quanto protagonista di una pagina bianca da riempire a suo piacimento (cartacea o virtuale che sia), debba almeno tentare, per rispetto di chi lo legge, di rispettare la verità dei fatti. E dire, come ha fatto lo scorso 19 agosto sulle pagine del suo giornale, che “Greta Thunberg non è servita a niente”, che i Fridays For Future non fanno altro che “bigiare la scuola”, e che se ad oggi scarseggiano risposte politiche alla crisi climatica è solo perché “negli ultimi sei mesi i grandi della terra hanno avuto altro a cui pensare”, è stravolgere la realtà dei fatti attraverso “pensieri di pancia”.
Significa ignorare, tra le moltissime cose, sia i risultati conseguiti finora (sempre maggiore sensibilità verso la crisi climatica; approvazione di un, seppur insufficiente, Green New Deal europeo; inizio di un disinvestimento dai combustibili fossili da parte di molti grandi istituti bancari ecc.) sia le cause e le contraddizioni messe in luce dalla stessa pandemia di Covid-19 (vedi anche soltanto le zoonosi dovute ai cosiddetti salti di specie), da ricercare, come molte autorevoli voci sostengono, nel complesso e difficile rapporto tra l’uomo e il circostante (in latino ambiens, da cui ambiente).
Oltre, da ultimo, al noto monito dell’Ipcc (il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici) che ha ridotto a circa 7 anni il tempo massimo per scongiurare un aumento della temperatura media globale superiore ad 1,5°C: il cosiddetto “punto di non ritorno”.
Fridays For Future, forse Antonio Gurrado non lo sa (succede spesso a chi si ritira nelle roccaforti dell’intolleranza negativa), non fa né ricerca scientifica né ambisce a costruire complesse soluzioni politiche. Fridays For Future, con i suoi giovani di ogni età e (im)preparazione alla vita, può soltanto mettere in luce le contraddizioni su cui si fonda l’ottimismo neo-liberista e il sogno diffuso di una crescita senza limiti. Punto. Lasciando alla storia il potere di sciogliere ogni nodo, o di abbandonare la fune ad un mare sempre più agitato da segrete correnti. Reazionarie, oseremmo definirle. Correnti che magari, tra i più svariati interessi, sospingono anche quelli della nostra raffinata penna de Il Foglio. Che quando sparla di Greta e dei Fridays For Future, forse poi così ingenuo e innocente non è. E tira acqua al suo mulino, come troppi, troppi, troppi altri suoi complici.
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