Aleksandr Lukashenko mobilita l’esercito al confine. Con le proteste in Bielorussia che non accennano a placarsi e la sempre più forte pressione internazionale che chiede il rispetto dei diritti umani e nuove elezioni, il presidente, sostenuto dalla Russia di Vladimir Putin, ha dispiegato le unità da combattimento ai confini occidentali e le ha portate in piena operatività. Il Consiglio di coordinamento dell’opposizione sta cercando di “prendere il potere con un colpo di Stato, con tutte le conseguenze del caso”, si è giustificato il presidente. Una scelta, la sua, che porta la tensione nel Paese alle stelle e che, dopo gli interventi di Angela Merkel, Emmanuel Macron e del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ai quali il presidente russo ha risposto dicendo di non interferire nelle questioni di un altro Stato sovrano, ha convinto anche Donald Trump a fissare un colloquio con il leader del Cremlino: il tycoon ha annunciato che parlerà con Mosca delle proteste in Bielorussia che “sembrano molto pacifiche”, ha sottolineato parlando alla Casa Bianca con i cronisti.

L’attacco di Lukashenko ai manifestanti, che sottintende un tentativo di uscire dall’influenza russa, viene smentito dall’opposizione che non sta discutendo il potenziale ritiro del Paese dall’unione con la Russia. “La questione non è affatto all’ordine del giorno. Consideriamo le dichiarazioni di Lukashenko come un tentativo di manipolazione e d’inganno”, ha detto a Interfax Maria Kolesnikova, membro del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa. Gli anti-regime, ha sottolineato, non intendono ritirarsi dagli accordi internazionali esistenti con i suoi partner, compresa Mosca, se andrà al potere. “Da parte nostra confermiamo il nostro desiderio e la nostra disponibilità a stabilire relazioni reciprocamente vantaggiose con tutti i partner e questo include certamente la Federazione Russa”, ha detto Kolesnikova.

I precedenti colloqui con i leader europei non sono finiti in maniera positiva. Quella con Angela Merkel è stata una telefonata ad alta tensione. La Cancelliera ha sottolineato “che il governo bielorusso deve impegnarsi ad evitare la violenza contro i manifestanti pacifici, rilasciare immediatamente i prigionieri politici e avviare un dialogo con l’opposizione e la società per superare la crisi”. Una presa di posizione già anticipata ieri, quando al direttivo della Cdu aveva dichiarato che “il nostro cuore batte con i dimostranti”. Parole che non sono andate giù al capo del Cremlino, secondo cui ogni tentativo di interferire nella situazione interna della Bielorussia è “inaccettabile“. Il rischio, aggiunge, è che queste ingerenze – comprese quelle della Francia di Emmanuel Macron – possano “aggravare ulteriormente le tensioni“, mentre l’auspicio di Mosca è che “la situazione migliori al più presto”.

La tensione con la comunità internazionale è altissima, soprattutto dopo che l’Ue ha annunciato sanzioni contro i responsabili delle violenze contro i manifestanti e dei presunti brogli elettorali. Nel Paese le proteste vanno avanti a oltranza. Ieri sono scattati gli scioperi di massa contro Lukashenko, considerato dalle opposizioni “un dittatore“, mentre sui social continuano a rimbalzare le segnalazioni di decine di mezzi militari russi in viaggio verso i confini. Per oggi è prevista la prima riunione del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa. “L’ordine del giorno della prima riunione prevede la formazione del Consiglio e i principi del suo lavoro, nonché la formulazione di richieste pubbliche per le autorità”, ha detto a Interfax Maria Kolesnikova, alleata della candidata bielorussa alla presidenza Svetlana Tikhanovskaya.

Argomento di discussione sarà anche la proposta di Lukashenko di indire nuove elezioni solo dopo la riforma della Costituzione. “Per noi questa promessa, come per altri, è solo un trucco e un tentativo di rimanere al potere ad ogni costo”, ha però risposto un rappresentante dello staff di Viktor Babariko, uno dei principali esponenti dell’opposizione. “Negli ultimi 26 anni – aggiunge – abbiamo sentito vari tipi di promesse da parte di Lukashenko ma purtroppo sono solo parole, sono vuote, non sono mai state mantenute”. Così come non è vero che il capo dello Stato avrebbe offerto alle opposizioni di ricontare le schede elettorali. “Sin dal primo giorno abbiamo cercato di stabilire almeno un minimo di contatti e di dialogo con le autorità. Tuttavia, hanno rifiutato qualsiasi meccanismo di dialogo, per non parlare di un riconteggio dei voti”, ha detto il portavoce.

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