È iniziata la guerra ai sussidi ambientalmente dannosi, che costano al nostro Paese più di 19 miliardi di euro l’anno 16,8 dei quali destinati alle fonti fossili. Il governo aveva già annunciato di volerli rivedere e da qualche giorno sul sito del ministero dell’Ambiente è partita una consultazione online di cittadini e imprese sul lavoro svolto dalla Commissione interministeriale per lo studio e l’elaborazione di proposte finalizzate alla transizione ecologica. Le proposte in discussione sono sei e puntano a rimodulare sette sussidi dannosi. La prima prevede un intervento non da poco: il ritocco all’insù dell’accisa sul gasolio, che oggi gode di un’agevolazione. Se la riforma andasse in porto, alla fine il diesel verrebbe a costare più della benzina.

La consultazione terminerà a fine agosto e le proposte potrebbero trasformarsi in articoli da inserire della prossima legge di Bilancio. Come ha spiegato il ministro Sergio Costa “la finalità di questo cammino consiste nel riorientare risorse già attribuite ad uno specifico settore verso soluzioni ‘green’, senza incidere sui soggetti che ne beneficiavano, ma anzi rendendoli parte attiva di questo cambiamento”.

I SAD AL CENTRO DELLA CONSULTAZIONE – Tra i Sad sui cui è prevista la consultazione e che maggiormente toccano tutti i cittadini c’è l’accisa del gasolio per l’utilizzo come carburante, ingiustificatamente minore rispetto a quella sulla benzina. Una differenza che si traduce in circa 4,9 miliardi di euro di gettito perduto per le casse dello Stato e che, nell’ottica illustrata da Costa, potrebbero essere utilizzati, ad esempio, per incentivare l’acquisto di veicoli elettrici. Gli altri Sad al centro della consultazione sono l’accisa agevolata sul gas naturale impiegato negli usi di cantiere e nelle operazioni di campo per l’estrazione di idrocarburi, l’esenzione dall’accisa sui prodotti energetici impiegati per la produzione di magnesio da acqua di mare e la riduzione dei costi per i prodotti energetici (gasolio, benzina, Gpl e gas naturale), usati per riscaldamento e come carburanti per autotrazione dalle Forze armate. E ancora, l’esenzione dall’imposta di consumo per gli oli lubrificanti utilizzati nella produzione e nella lavorazione della gomma naturale e sintetica per la fabbricazione dei relativi manufatti, la riduzione dell’accisa sul gas naturale impiegato per usi industriali con consumi superiori a 1,2 milioni di metri cubi all’anno e la riduzione dell’accisa sul Gpl utilizzato negli impianti centralizzati per usi industriali.

LE ACCISE SUL GASOLIO – La prima proposta normativa, in particolare, interviene su quattro Sad: il differente trattamento fiscale fra benzina e gasolio, la riduzione dell’accisa sul gas naturale impiegato negli usi di cantiere, nei motori fissi e nelle operazioni di campo per l’estrazione di idrocarburi, l’esenzione dall’accisa sui prodotti energetici impiegati per la produzione di magnesio da acqua di mare e l’agevolazione di accisa su combustibili e carburanti usati dalle Forze armate. Per quanto riguarda il gasolio, la proposta stabilisce un aumento progressivo dell’aliquota di accisa del gasolio ad uso autotrazione da realizzarsi a partire dal 1 gennaio 2021 (sarà di 628,5 euro per mille litri) e fino al 1 gennaio 2030. Al termine di tale periodo l’aliquota di accisa sul gasolio per autotrazione sarà uguale a quella attualmente prevista per le benzine, vale a dire a 728,4 euro per mille litri. “Il riallineamento delle aliquote di accisa sui due principali prodotti energetici impiegati come carburanti (benzina e gasolio) – si spiega nella scheda illustrativa della proposta – abolirà, a regime, l’attuale sensibile differenza di tassazione che non ha una razionale giustificazione”.

Al momento il gasolio costa 1,290 euro al litro, mentre la benzina 1,549. Comprensivi di accisa, i valori si attestano a 976,29 per la verde e 888,53 euro per il gasolio. E c’è chi teme che l’aumento del prezzo del diesel, che con le nuove accise dovrebbe superare il prezzo della benzina, avrà effetti sul costo delle merci, che nel nostro Paese vengono trasportate soprattutto su gomma. Ma queste variazioni non incideranno sul ‘gasolio commerciale’, utilizzato dalle aziende di autotrasporto merci (che utilizzano veicoli di massa superiore a 7,5 tonnellate) e trasporto regolare di passeggeri e sottoposto a una specifica e indipendente aliquota di accisa. In termini di effetti finanziari, è calcolato solo nel 2021 un gettito di 352 milioni di euro, cifra che gradualmente arriverà a superare i 3 miliardi dal 2030 in poi.

I PRODOTTI ENERGETICI UTILIZZATI DALLE FORZE ARMATE – Significativi anche gli effetti che dovrebbe avere l’intervento sulle aliquote di accisa ridotte per i prodotti energetici utilizzati dalle Forze Armate. Perché, ad oggi, gasolio, benzina, GPL e gas naturale impiegati come combustibili per riscaldamento e come carburanti per autotrazione dalle Forze Armate nazionali sono sottoposti al regime dell’accisa con applicazione di aliquote ridotte rispetto a quelle normali previste. L’obiettivo del governo è la soppressione dell’agevolazione con aumenti intermedi negli anni 2021 e 2022 attraverso l’incremento progressivo delle aliquote di accisa ridotte attualmente vigenti che, a regime, saranno equiparate a quelle normali. Questo intervento è oggetto anche di un’altra proposta normativa ad hoc e prevede, a compensazione del settore, che le maggiori entrate derivanti dalla rimodulazione del beneficio, pari a 5,4 milioni di euro per il 2021, 11,1 milioni di euro per il 2022 e 15,5 milioni di euro per il 2023, siano versate in conto entrata del bilancio dello Stato e riassegnate sullo stato di previsione del Ministero della Difesa in un apposito fondo, da impiegare per incentivare il ricambio del parco auto delle forze armate nazionali con veicoli a basso impatto ambientale: euro 6, ibridi, GPL e metano, GNL e GNC, biocarburanti, a idrogeno ed elettrici.

COSTA: “OBIETTIVO SALDO ZERO” – In generale, l’aumento di gettito derivante dalla graduale eliminazione dei sussidi sarà destinato a finanziare gli interventi indicati nelle proposte in consultazione. Non solo sono previste misure finalizzate a rinnovare il parco veicoli circolante, destinando prioritariamente le risorse per l’acquisto di veicoli a impatto emissivo basso o nullo, ma anche a introdurre i crediti d’imposta per investimenti ambientalmente sostenibili negli specifici settori coinvolti. Dalla produzione di magnesio dall’acqua di mare all’estrazione di idrocarburi, dalla produzione di gomma, cavi elettrici, trasformazione, riciclo e rigenerazione della plastica, pneumatici, ai settori industriali che usano gas per oltre 1,2 milioni di metri cubi annui e agli impianti centralizzati industriali che usano Gpl. Per il ministro Costa “si tratta di una grande occasione di partecipazione perché chiunque potrà contribuire alle consultazioni”. “È una transizione che non lascerà indietro nessuno”, ha aggiunto, sottolineando che la logica è quella di ottenere un ‘saldo zero’ a vantaggio di quelle imprese “che sapranno cogliere questa opportunità e, naturalmente, a vantaggio dell’ambiente e della salute di tutti i cittadini”.

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