UDINE – Dopo mesi di indiscrezioni, esposti di ditte private escluse, denunce di consiglieri regionali 5 stelle e anticipazioni di alcuni blogger locali, come Leopost e Ilperbenista, arriva dal procuratore di Udine, Antonio De Nicolo, la conferma che anche in Friuli esiste un’inchiesta sulla fornitura di mascherine nel pieno dell’emergenza Coronavirus. Anzi, si tratta di una serie di fascicoli, che riguardano filoni diversi. Al momento non ci sono indagati, ma è evidente la direzione verso cui puntano gli accertamenti, visto che a occuparsi dell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale sono state la Protezione civile friulana, coordinata dalla Regione, le aziende ospedaliere e i Comuni. Il reato ipotizzato è quello di frode nelle pubbliche forniture. “Si tratta di accertamenti principalmente per qualità e prezzi delle mascherine” spiega il procuratore De Nicolo, che ha delegato ai carabinieri del Nas le verifiche.

Il punto di partenza è costituito dall’esposto della ditta Norton, un calzaturificio di Coseano, riguardante una fornitura di 46mila mascherine assegnata alla ditta Ttk srl di Pasian di Prato. In quel caso si sta verificando se la ditta fornitrice avesse effettivamente svolto i test relativi all’autofiltraggio delle mascherine, visto che la risposta al bando fu velocissima e per quel tipo di valutazione serve un certo lasso di tempo. Ma questa è solo una parte dell’inchiesta, perchè la Procura si era già messa in moto autonomamente. Un paio di mesi fa il Movimento 5 stelle aveva redatto un dossier intitolato: “I conti dell’assessore Riccardi non tornano”. Il consigliere regionale Cristian Sergo aveva conteggiato il numero di mascherine arrivate in Regione da vari canali disponibili concludendo che “da marzo alla fine di aprile nella nostra Regione siano pervenute (almeno) 13 milioni di mascherine: 2 milioni e 964mila comprate dalla Protezione Civile Fvg, 400mila dai Comuni, 500mila donate, 4 milioni arrivate da Roma, 5 milioni e 669mila comprate dalle aziende regionali per i nostri ospedali”. Sergo puntava il dito contro le promesse del governatore Massimiliano Fedriga e dell’assessore Riccardo Riccardi “di fornire, gratuitamente e prima possibile, a ciascun cittadino del Friuli Venezia Giulia, due mascherine lavabili e riutilizzabili”. Poi Riccardi aveva precisato che la promessa era di fornire una busta con due mascherine ad ogni nucleo familiare.

Il 20 marzo la Regione aveva esteso le ricerche a mascherine prodotte in Regione, con un avviso per manifestazione di interesse. A quel bando avevano risposto, oltre alla Norton, la Ttk e la Filiamo snc di Trieste, con offerte rispettivamente di 4 euro, 3,25 euro e 3,50 euro a mascherina. L’assegnazione era avvenuta con procedura diretta, in base a criteri che tenevano conto non solo del prezzo, ma anche della pronta disponibilità alla produzione, tempi e quantitativo di consegna, caratteristiche del prodotto e luogo di produzione. La Norton, secondo la Protezione civile, non aveva fornito tutta la documentazione, per questo gli acquisti premiarono Ttk e, solo successivamente, anche la Filiamo.

Il dossier dei pentastellati ricordava come il 24 marzo furono effettuati almeno altri quattro ordini da altre ditte, “tra cui il Maglificio Mare che pochi giorni prima veniva presentato dal Presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, per la sua pronta riconversione nella produzione delle mascherine ‘made in Pordenone’”. I prezzi di acquisto, secondo il consigliere Sergo, erano stati pari a 3,40 euro (Mare srl) e 3,50 euro (Ferca 81 di San Daniele), mentre 30mila pezzi erano stati acquistati dalla ditta Happy Tenda di Pasian di Prato per 1,90 euro ciascuno. Ma il prezzo praticato nei confronti di alcuni Comuni del pordenonese aveva conosciuto notevoli oscillazioni. Nel dossier si accenna anche alla preparazione di mascherine a Pasian di Prato, con relativo imbustamento da parte di volontari. E questo ha causato polemiche in Friuli perchè, come ricordava Sergo, “sul ruolo di questi volontari e a seguito di alcuni post pubblicati su internet ove si fa esplicito riferimento al fatto che abbia un qualche ruolo nell’associazione ‘italianiacasa – udineacasa’ anche il figlio di Riccardi, vi è stata una reazione stizzita dell’assessore che, in aula, anziché chiarire il tutto, ha preferito minacciare la proposizione di querela”.

Ora il procuratore De Nicolo dichiara: “Ci sono varie problematiche che riguardano le forniture sul territorio, non solo alla Protezione Civile. Si tratta di mascherine con problemi di funzionalità, ovvero che potevano dare perplessità su una possibile violazione delle norme in materia di pubbliche forniture”.

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