Nessun reato di aggiotaggio commesso dagli amministratori delegati dei colossi farmaceutici Novartis e Roche. Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale di Roma che ha deliberato sull’accusa mossa nei confronti delle due aziende svizzere di aver stretto un accordo per scoraggiare, nel trattamento di una grave patologia oftalmica come la maculopatia essudativa, l’utilizzo off-label (cioè per fini non previsti dal foglietto illustrativo) del farmaco Avastin (prodotto da Roche), considerato un’alternativa terapeutica valida e meno cara rispetto a Lucentis (Novartis).

I giudici, si legge nel comunicato di Novartis che ha annunciatola sentenza, hanno “stabilito l’insussistenza del reato di aggiotaggio nel caso dei farmaci oftalmici Lucentis/Avastin, che coinvolge le aziende farmaceutiche Novartis e Roche, e hanno assolto da questa accusa gli amministratori delegati delle due aziende in carica all’epoca dei fatti”, spiegando che la multinazionale del farmaco accoglie con “soddisfazione” il pronunciamento. La sentenza, aggiungono, “rappresenta una svolta decisiva in una lunga e complessa vicenda giudiziaria che trae origine da un provvedimento dell’Autorità italiana Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) su presunte pratiche anticoncorrenziali relative alla commercializzazione del farmaco oftalmico Lucentis”.

Novartis ha contestato da subito le accuse mosse dall’Agcm riguardo all’accordo stipulato tra le due case farmaceutiche svizzere, sostenendo che i due farmaci non possano essere considerati in concorrenza tra loro, visto che Lucentis “è specificamente progettato, sviluppato e prodotto per l’uso oculare intravitreale, mentre Avastin è un farmaco oncologico che non è mai stato approvato per patologie oculari”.

Il provvedimento dell’Antitrust sul caso Avastin-Lucentis, che risale al 2014, ha portato alla formulazione di diverse accuse oltre a quella di aggiotaggio, ossia il ricorso a notizie false e tendenziose per ottenere aumenti di prezzo di un determinato prodotto, dopo la scoperta di un presunto patto segreto tra le due società svizzere per sponsorizzare Lucentis, un medicinale per patologie della vista al prezzo di 900 euro, screditando quello molto più economico, Avastin, che costa 81 euro. Ma il tribunale della Capitale, continua l’azienda, “ha accertato l’assoluta inconsistenza di questa accusa e, nell’accogliere in pieno le tesi difensive di Novartis, riconosce che i due farmaci in questione non si pongono in concorrenza tra di loro, ma sono casomai alternativi poiché Avastin poteva essere impiegato solo nelle indicazioni oftalmiche non coperte da Lucentis”.

Nella sentenza, spiegano da Novartis, si stabilisce anche che i due colossi non hanno mai fornito informazioni false o tendenziose sia agli operatori sanitari che alle Autorità regolatorie. In particolare, queste ultime “sono sempre state poste nella condizione di esercitare il proprio ruolo in maniera pienamente informata e indipendente, per quanto concerne tanto la definizione del prezzo del farmaco quanto gli aspetti legati alla sicurezza dei pazienti”. Infine, “i contatti intercorsi tra le aziende nonché tra queste e le Autorità regolatorie sono sempre stati funzionali all’adempimento di specifici obblighi di legge”.

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