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Roma, professoressa di 63 anni arrestata con l’accusa di “atti sessuali” con una sua alunna di 16 anni

I militari hanno sequestrato il suo cellulare: il sospetto è che ci siano altre studentesse che sono cadute in quella stessa trappola, che quello usato con Alessandra fosse un canovaccio andato in scena già altre volte
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Una professoressa d’italiano, insegnante in un istituto superiore di Roma, è stata arrestata sabato dai carabinieri con l’accusa di atti sessuali con minore per aver intrattenuto una relazione sessuale con una sua alunna. La donna è stata rintracciata presso la sua seconda casa nelle Marche e sottoposta a regime di domiciliari, come riferisce Repubblica che dà la notizia. Tutto è incominciato con complimenti e lusinghe nei confronti di questa sua studentessa 16enne: manifestazioni di stima e di affetto, a cui la giovane non aveva dato inizialmente troppo peso.

Con il passare del tempo però, verso la metà dello scorso anno scolastico, le attenzioni della docente si sono fatte sempre più insistenti: dalle chiacchierate a fine lezione si è passati agli inviti fuori dall’orario di scuola. Le due trascorrono molto tempo insieme e la giovane, a un certo punto, capisce che la sua insegnante vuole qualcosa di più, cerca di allontanarsi, ma alla fine cede alle lusinghe insistenti della prof. Tanto che parte per trascorrere qualche giorno nella casa di villeggiatura della professoressa nelle Marche. I genitori sono dubbiosi, ma la figlia li convince dicendo loro che così studierà con la sua supervisione.

Al rientro dal breve soggiorno però, la ragazza è turbata, schiva e silenziosa: i genitori, insospettiti dal suo atteggiamento insolito, le chiedono spiegazioni. Così lei si sfoga e finalmente racconta loro della relazione con la docente, mostrando anche gli sms della donna, quelli in cui le fa promettere di ‘‘mantenere la segretezza sulla vicenda”. Allora i genitori decidono di denunciare tutto ai carabinieri: dopo qualche mese e un’audizione protetta della minorenne, gli inquirenti depositano un’informativa che convince il pm di Roma Stefano Pizza a chiedere i domiciliari per la professoressa. I militari hanno sequestrato il suo cellulare: il sospetto è che ci siano altre studentesse che sono cadute in quella stessa trappola, che quello usato con Alessandra fosse un canovaccio andato in scena già altre volte.

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