È scomparso a Treviso, all’età di 90 anni, l’avvocato Dino De Poli, già deputato per la Democrazia Cristiana, a lungo ai vertici di Fondazione Cassamarca, la banca cittadina. In sede locale sarà ricordato per la gestione di una struttura finanziaria che ha trasformato anche urbanisticamente Treviso e che ha gestito un importante patrimonio economico e immobiliare. Ma il suo nome è legato anche alle indagini sulla strage di Piazza Fontana avvenuta il 13 dicembre 1969. Si era infatti rivolto a lui, nel gennaio 1970, il trevigiano Guido Lorenzon, diventato poi il teste chiave dei processi contro gli ordinovisti Franco Freda e Giovanni Ventura. Lorenzon aveva ricevuto confidenze e proposte dall’amico Ventura che gli aveva parlato di progetti terroristici, poi coincisi con attentati ai treni e con la bomba esplosa a Milano nella sede della Banca dell’Agricoltura (17 vittime e 88 feriti). Il giovane insegnante non sapeva a chi rivolgersi per trovare il canale giusto e l’assicurazione legale necessaria in quella che sarebbe poi diventata una delle più torbide vicende processuali italiane. Dapprima Lorenzon chiese consiglio all’avvocato Alberto Steccanella di Vittorio Veneto, che lo dirottò sul più esperto collega Dino De Poli, che in quel momento era deputato democristiano (corrente di Base). Addirittura, in un intervento alla Camera, De Poli fu tra i primi a sostenere che dietro la bomba di Piazza Fontana non ci fossero gli anarchici, ma esponenti dell’eversione neofascista.

“Ricordo De Poli con grande riconoscenza, perché mi ha dato per anni un’assistenza legale completamente gratuita. Non lo avesse fatto, mi sarebbe stato impossibile pagare parcelle di avvocati e seguire le complesse vicende legate alle istruttorie”. Così commenta Guido Lorenzon, che venne dapprima indagato a Treviso, su querela presentata da Giovanni Ventura, che voleva mettersi al riparo dal più formidabile e credibile dei testi a carico della cellula eversiva creata da Freda. La posizione di Lorenzon era stata poi archiviata dal giudice istruttore Giancarlo Stiz, che aveva colto il carattere pretestuoso delle accuse di Ventura. Ma il giovane trevigiano cominciò un pellegrinaggio negli uffici giudiziari dove nel frattempo era decollata l’inchiesta milanese che avrebbe portato a processa Freda e Ventura (poi assolti), oltre all’anarchico Pietro Valpreda. “De Poli mi assistette fino al momento in cui cominciò il processo di Catanzaro. – ricorda Lorenzon – Quel giorno l’avvocato mandò alla Corte d’Assise un telegramma in cui comunicava che non mi sarei costituito parte civile. Per noi era raggiunto l’obiettivo di veder celebrare un processo pubblico per la strage di Piazza Fontana”.

De Poli, nato a Treviso nel 1929, si era laureato in Giurisprudenza. Era cresciuto nell’associazionismo dell’Azione Cattolica, ed era stato leader in Veneto della corrente democristiana più di sinistra. Aveva fatto l’assessore comunale, poi dal 1968 al 1972 il parlamentare, quindi il presidenza nazionale dell’Ente Cellulosa e Carta, fino alla soppressione nel 1982. Nel 1987 era diventato presidente della Cassa di Risparmio della Marca Trevigiana, quindi (dal 1992 al 2018) di Fondazione Cassamarca. In tale veste, nonostante il progressivo impoverimento del capitale della banca, aveva promosso interventi di autentico mecenatismo pubblico.

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