Un rapporto largamente atteso che conferma le ingerenze della Russia nei confronti del Regno Unito, considerato “tra i suoi principali obiettivi” per il suo ruolo centrale nella “lobby occidentale anti-Mosca” e per la sua vicinanza con gli Usa. Ma il contenuto del rapporto viene smentito da Mosca, dove il ministero degli Esteri lo bolla come una manifestazione di “russofobia in una cornice fake”, ha commentato la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova.

Il dossier elaborato dal Comitato britannico di Intelligence e Sicurezza evidenzia le interferenze del Cremlino negli affari interni di Londra, incluso il referendum su Brexit del 2016, e chiede al governo di Boris Johnson “un’azione immediata” per aiutare i servizi a fermare questo “abile avversario”. Per il Comitato provare l’ingerenza della Russia nelle votazioni sulla Brexit è “difficile se non impossibile”, ma “il governo britannico è stato lento a riconoscere l’esistenza della minaccia“. L’esecutivo inoltre finisce nel mirino perché accusato di “accogliere a braccia aperte” gli oligarchi russi e di avere ritardato la pubblicazione del documento di oltre sei mesi per proteggere il premier e il suo partito conservatore dall’imbarazzo.

Downing Street, a fronte delle conclusioni del Comitato, ha però rifiutato il suggerimento a condurre uno studio approfondito sulla possibile influenza di Mosca nel referendum del 2016, sul modello di quanto è stato fatto negli Stati Uniti. “Le agenzie di intelligence e sicurezza producono e contribuiscono a valutazioni regolari sulle minacce poste dall’attività di Paesi ostili, incluse possibili interferenze nei processi democratici in Gran Bretagna – si legge nella lunga risposta del governo britannico al rapporto -. Laddove emergono nuove informazioni il governo sarà sempre pronto a considerare l’impiego più appropriato di qualsiasi elemento di intelligence emerga, incluso, se giustificato renderlo pubblico. Considerato questo approccio, una valutazione retrospettiva sul referendum sulla Brexit non è necessaria”.

In passato anche la commissione parlamentare per la cultura digitale, i media e lo sport, ha pubblicato i risultati della sua indagine sulla disinformazione e sulle “notizie false”, che ha invitato i regolatori elettorali e le forze dell’ordine a indagare sui rapporti secondo cui un uomo d’affari britannico collegato alla Russia ha donato 8,4 milioni di sterline alla campagna Brexit. A settembre, la National Crime Agency ha dichiarato di non aver trovato prove di reati legati alla donazione.

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