La giunta provinciale del Trentino, a trazione leghista e presieduta da Maurizio Fugatti, ha emanato una legge provinciale che decreta la chiusura domenicale dei negozi delle città di Trento e Rovereto, nei giorni di festa e nelle domeniche. Tale decisione deriva dal fatto che, secondo la giunta stessa, le due città non hanno rilievo dal punto di vista turistico.

La cosa mi sorprende, in particolare rimango basito sulla città di Trento. Abbiamo il Muse (Museo della Scienza), che è inserito in un circuito internazionale, una squadra di volley che ha stravinto tutto negli ultimi dieci anni, una squadra di basket in serie A, il monte Bondone con le piste da sci (montagna di Trento, sotto il comune di Trento). Insomma, i dati parlano di oltre un milione e duecentomila visitatori in un anno e non si può definirla città turistica. Quindi, negozi chiusi nelle festività.

Il problema, a mio avviso, è prettamente politico. Trento è attualmente, anche se in scadenza, governata da una giunta di centrosinistra, mentre la provincia da una giunta di centrodestra. Le elezioni a settembre. Chiaro ed evidente che Fugatti & Company vogliano mettere in difficoltà il governo cittadino, così da attirare l’attenzione sulle tematiche care al centrodestra cioè sicurezza, immigrazione, al centro dell’interesse politico della città di Trento. Sempre la giunta del presidente Fugatti ha chiuso tutti i centri di accoglienza periferici, scaricando sulla città tutto l’onere dei fenomeni migratori. Così, bravi loro nel gestire gli stranieri (“prima i trentini” è il motto fugattiano) e cattivi i cittadini del capoluogo, che invece non sanno gestire tali problemi.

Tutto appare chiaramente come una mossa elettorale. Dichiarare non turistica una città come Trento e di conseguenza toglierle la possibilità di gestire il commercio anche nelle festività, è una manovra di bassissimo livello politico. Significa cancellare posti di lavoro, significa togliere accessibilità al turismo culturale che anima la città.

La giunta maschera i suoi intenti anche con la scusa di dare alle famiglie la possibilità di stare a casa durante le feste: che falsità incredibile! Peccato che durante l’emergenza Covid tale premura non era così ben radicata, tanto da tenere le piste da sci aperte a milanesi e bergamaschi in fuga dal primo lockdown! E ne abbiamo pagato le conseguenze in maniera nota a tutti, con incrementi di contagi tra i più alti in Italia. Ma lì, chiudere era proibito, non conveniente per il turismo.

Insomma, la decisione è molto controversa e mi pare davvero animata da assurde strategie politiche di denigrazione della città capoluogo, da sempre lontana dagli schemi leghisti. Staremo a vedere cosa succederà; certo è che pure i commercianti della città si stanno ribellando a questa legge e i ricorsi sono dietro l’angolo, poiché Trento “non turistica” non piace proprio a nessuno.

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