“Basta con questa storia della transumanza da un partito all’altro”. Parole di Domenico Scilipoti, l’ex “responsabile” poi missionario che ha più vite dei gatti. L’ultima è iniziata il 25 giugno, quando da medico dell’Asp di Messina viene promosso consulente dell’assessore alla sanità di Musumeci. Una grande fortuna, visto che l’assessore è andato a pescare proprio lui tra 500 colleghi dell’azienda sanitaria locale.

“Un incarico a titolo gratuito”, si affrettano a precisare i contraenti, col solo rimborso delle spese (qui la delibera). Ma dal titolo altrettanto vago: “Elaborazione di un progetto sperimentale pilota finalizzato all’attività di ambulatori di medicina integrata”. “Per migliorare le unità di continuità assistenziali, per dare supporto alle ex guardie mediche, alle strutture di primo soccorso…”, spiega lui tutto felice al Corriere della sera. La notizia fa riemergere il “caso Scilipoti”, divenuto emblema vivente del politico voltagabbana, quello che sale e scende da un partito all’altro ma cade in piedi e si ripresenta puntuale all’uscio dei palazzi per un altro giro di boa. Nel caso specifico, andare in giro fra i cento paesi della provincia di Messina e in altre aree “anche in rappresentanza dell’assessore…”.

Tanto basta a rinfocolare il sospetto antico di patti sotterranei e tornaconti inconfessabili, anche perché la campagna elettorale siciliana è già avviata in diversi comuni dopo lo stop imposto dal covid. Che l’operazione celi un “do ut des” a fronte di voti che si spostano? L’interessato bolla il sospetto come un “retropensiero fuorviante”, perché “la politica non c’entra niente il mio è un ruolo tecnico”. E’ pur vero che il ginecologo di Barcellona Pozzo di Gotto, dipendente dell’Asp di Messina, è diventato un vero marchio di fabbrica, tanto da entrare nella Treccani alla voce “responsabili”. Vale a dire quella truppa di senatori di varia provenienza che nel 2010 garantì a Berlusconi di restare al governo superando la mozione di sfiducia ai punti. In una notte svolò dai banchi dell’opposizione giustizialista dei dipietristi a quelli accoglienti e ipergarantisti dei berlusconiani. Un cambio di casacca che permise all’ex Cavaliere di restare in sella nonostante le defezioni dei parlamentari finiani. Ne conseguì un’indagine per corruzione che ipotizzava un passaggio di soldi, poi archiviata nel 2016.

Due anni dopo, Forza Italia lo ricandida ed è il primo dei non eletti in Parlamento. “Se faccio ancora politica? Non c’è una vita prima e una vita dopo, che la vita è sempre la stessa, che l’impegno per il bene”. Già, si disse che per ricompensarlo Berlusconi lo ricandidò nel 2013 facendolo eleggere e che ci riprovò cinque anni dopo senza successo. Oltre alle regionali, c’è la politica nazionale dove furoreggia il presunto scandalo della sentenza pilotata. Firmerà la petizione a vita per Berlusconi? Scilipoti non si impegna “non ho avuto modo di informarmi, non saprei”. Ma la domanda è quanto mai pertinente, perché lo scilipotismo è stato uno spin-off del berlusconismo. Grazie al Cavaliere, ricorda il Corriere, Scilipoti aveva assaporato perfino le atmosfere della Nato come vicepresidente della commissione Scienze, tecnologia e sicurezza dell’organismo. Scilipoti in the space, insomma, prima del cono d’ombra da cui esce ora, come novello personaggio pubblico. Nel mezzo, la parentesi missionaria.

Un anno e mezzo fa era a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, dove l’ex parlamentare è stato nominato ‘Ambasciatore di buona volontà per la diffusione del Vangelo‘. “La volontà di favorire il dialogo e di favorire convergenze comuni nell’interesse di tutti i figli di Dio, a prescindere dal credo religioso. Cercherò di promuovere fattori di unione per superare ogni elemento di divisione”, assicurava. In pratica, il manifesto politico dello scilipotismo. Che qualcuno vuol rimettere alla prova. Anche perché la scelta di Scilipoti è stata voluta e cercata dall’assessore Ruggero Razza: i medici di continuità assistenziale dell’Asp di Messina non sono 10 o 100. L’azienda sanitaria ha 108 comuni – fanno sapere dalla direzione generale – solo Messina ha tre guardie mediche e fanno 110. Per ogni guardia medica ci sono almeno 5 medici e dunque sono più di 500. Uno su 500 poteva farcela. E lui, modestamente, ce l’ha fatta.

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