One Netbook, società già conosciuta per i suoi prodotti indirizzati ad un pubblico amante dei dispositivi di piccole dimensioni, ha presentato di recente il suo OneGX1, un originalissimo notebook di dimensioni ridottissime – lo schermo ha una diagonale di 7 pollici – pensato come piattaforma da gaming ultramobile: insomma una sorta di desktop replacement ma delle dimensioni di una mini console, come ad esempio la Nintendo Switch.

One Netbook offrirà diverse configurazioni, con il solo modulo Wi-Fi o con quello 4G e persino 5G, abbinati a varie configurazioni hardware. Si partirà quindi dai 751,54 euro necessari per l’allestimento base con 8 GB di RAM, unità a stato solido da 256 GB e scheda di rete Wi-Fi, sino ad arrivare ai 1179,21 euro necessari per acquistare il modello di punta con 16 GB di RAM, SSD da 512 GB e modulo 5G. I controller rimovibili (si agganciano sui due lati corti del dispositivo) sono venduti separatamente al prezzo di 45 dollari.

Il mini notebook, dotato di scocca in lega di alluminio, misura 173 x 136 x 21 mm, con un peso di 620 g, ha una display Full HD da 7 pollici e racchiude al suo interno un processore Intel Core i5-10210Y “Amber Lake” di decima generazione, ossia la più recente, abbinabile come detto a un quantitativo variabile di RAM e a unità a stato solido di diversa capienza. In ogni caso, One Netbook intende commercializzare una nuova versione dotata di Intel Tiger Lake (versioni con processore grafico integrato ancora più potente) in futuro, che prenderà il nome di OneGX1 Pro, con il resto della configurazione che dovrebbe ricalcare quella attuale.

La configurazione è completata da una porta USB Type-C, una USB 3.0 Type-A, uscita video micro HDMI, jack audio da 3,5 mm, moduli Wi-Fi 6, Bluetooth 4.2, 4G LTE (opzionale), tastiera retroilluminata RGB e batteria da 12000 mAh con supporto alla ricarica rapida completano la dotazione di questo interessante dispositivo.

Articolo Precedente

Google, dopo gli animali arrivano i dinosauri in 3D: ecco come vederli

next
Articolo Successivo

Facebook, tre domande per riconoscere le fake news (e non condividerle)

next