Avanti nel dialogo con il governo, nonostante il Milleproroghe. E’ il senso della nota inviata da Atlantia al termine della riunione del consiglio di amministrazione tenutasi in giornata e che ha deliberato di comunicare al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l’intenzione di andare avanti nella trattativa, sottolineando comunque il parere negativo nei confronti del Milleproroghe. In una nota ufficiale, la controllante ha sottolineato “la volontà della società di proseguire – anche successivamente al 30 giugno 2020 – le interlocuzioni per la definizione concordata della procedura di contestazione avviata dal Concedente il 16 agosto 2018, fermi comunque i propri diritti maturati e maturandi, anche ai sensi dell’art. 9 bis della Convenzione Unica in relazione ai mutamenti sostanziali del quadro legislativo e regolatorio” introdotti dal decreto legge Milleproroghe emanato il 30 dicembre 2019.

La scelta di Autostrade deriva dal fatto che la società ha “già contestato in sede giurisdizionale le disposizioni normative del DL Milleproroghe”. E’ quanto spiega la società nella missiva inviata al Mit. Ma – è la precisazione – “qualora invece gli esiti di tali contenziosi non confermassero le convinzioni della società, i presupposti per l’applicazione dell’art. 9 bis della Convenzione Unica (che prevede la possibilità di risolvere automaticamente la concessione trascorsi 6 mesi da un’intervenuta modifica normativa, ndr.) si sarebbero verificati, non potendosi ritenere rinunciati”.

Non solo. Per Autostrade tale comportamento “trova giustificazione nel fatto di avere già contestato in sede giurisdizionale le disposizioni normative del decreto legge Milleproroghe, che hanno modificato unilateralmente la Convenzione Unica sotto plurimi aspetti, e nel fermo convincimento, supportato da autorevoli consulenti esperti nella materia, dell’illegittimità costituzionale e comunitaria delle disposizioni contestate in tali giudizi”. E ancora: “Qualora invece gli esiti di tali contenziosi non confermassero le convinzioni della società, i presupposti per l’applicazione dell’art. 9 bis della Convenzione Unica si sarebbero verificati, non potendosi ritenere rinunciati. Stante la permanenza dell’efficacia della concessione – si legge ancora nella nota – Autostrade per l’Italia ha quindi confermato, coerentemente con la posizione assunta, che continuerà anche dopo il 30 giugno 2020 a dare esecuzione ai propri obblighi di concessionario, oltre pertanto il termine di 6 mesi indicato all’art. 9 bis della Convenzione Unica”.

Quella della società dei Benetton è una mossa con cui giocarsi il tutto per tutto proprio mentre il Governo promette la stretta finale su questa vicenda che si protrae da quasi due anni. “Io sono pronto e vorrei definire” la pratica nei prossimi giorni, ha ribadito Giuseppe Conte durante la festa per i 10 anni de ilfattoquotidiano.it, con il premier che punta a chiudere in fretta e per questo sta “sollecitando i ministri competenti a fare le proposte”. Questa apertura però potrebbe ora riaprire i giochi. Appena ieri nella conferenza finale degli Stati generali, infatti, Conte ha definito la proposta attualmente sul tavolo non “accettabile“, indicando la strada “verso una soluzione obbligata”, ma non ha chiuso del tutto al dialogo: “Se arrivasse un’altra proposta – ha detto – la prenderemmo in considerazione“.

La proposta al momento non c’è, ma è chiaro che questo è un segnale di distensione. Il 30 giugno scadeva il termine per esercitare i diritti stabiliti dall’articolo 9 bis della Convenzione, che consente di risolvere automaticamente la concessione trascorsi 6 mesi da un’intervenuta modifica normativa (in questo caso le modifiche introdotte dal Milleproroghe). Sulla vicenda intanto resta alta la polemica politica. Se la ministra dei trasporti Paola De Micheli lascia su questo la parola al premier, le opposizioni vanno in pressing sul Governo. “E’ un anno e mezzo che Conte deve chiudere il dossier”, osserva Salvini, che propone ai litiganti Pd e 5s di estrarre “a sorte, tirino il dado ma facciano qualcosa”. Mariastella Gelimini parla di “scandalo”: mentre a Genova la prima auto attraversa il nuovo ponte e il Governo non ha ancora sciolto il nodo. Sollecita a fare presto il presidente della Liguria Toti: si decida, perché – avverte – “nella mia regione oggi tutto intorno al ponte c’è un inferno”.

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