Per la Regione Piemonte si trattava di difendere “migliaia di lavoratori”. Per le opposizioni era invece un favore alle lobby del gioco d’azzardo. La diatriba ruota intorno a un emendamento, firmato da alcuni assessori della giunta di Alberto Cirio, una sanatoria per tutti quei gestori di bar, tabaccherie, sale scommesse e sale slot che non si sono adeguati alla legge contro la ludopatia del 2016. È stato inserito all’interno del decreto “omnibus”, quello che raccoglie le proposte di modifiche delle norme, ma dopo due giorni di denunce pubbliche di partiti di minoranza e associazioni, il centrodestra ha annunciato il ritiro dell’atto.

Nel 2016, sotto la presidenza di Sergio Chiamparino, in Piemonte è stata approvata una legge contro la ludopatia con cui – tra le tante cose – venivano poste delle distanze minime tra i locali con le slot machine e alcuni luoghi “sensibili” come scuole, centri per anziani, ma anche banche e bancomat. La legge era retroattiva: gli esercizi che erano in una situazione irregolare dovevano mettersi in regola. Bar e tabaccherie avevano 18 mesi di tempo, sale scommesse e sale slot un tempo tra i tre anni e i cinque anni. L’emendamento firmato dagli assessori della Lega Fabio Carosso, Vittoria Poggio e Fabrizio Ricca insieme ad Andrea Tronzano di Forza Italia interveniva su questi aspetti: esercizi pubblici, commerciali e sale che al momento dell’approvazione della legge non erano a norma venivano esentati da qualsiasi adeguamento e questo valeva anche nel caso in cui fossero cedute proprietà o licenze ad altri.

Quella del centrodestra è stata una mossa astuta. Prima ha “richiamato in aula”, saltando discussioni e votazioni nelle commissioni, l’analisi del decreto “omnibus”. Le opposizioni hanno quindi presentato quasi 2mila emendamenti su vari temi. Poi martedì sera gli assessori di Lega e Forza Italia hanno presentato questo emendamento poco prima di decidere il “contingentamento” del dibattito, così da limitare la discussione. “Furbetti politici della notte”, li ha definiti Diego Sarno, consigliere regionale del Pd, mentre per Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi, uguali e verdi, “non è la giunta, non è la maggioranza, sono le lobby. Le lobby della notte”. Scoperto questo atto, da mercoledì mattina le opposizioni sono partite all’attacco: “Dare il via libera alle macchinette mangiasoldi, in questo momento storico, è un’operazione criminale”, ha dichiarato Giorgio Bertola, consigliere del Movimento 5 Stelle.

Contro il decreto “omnibus” le opposizioni hanno presentato altre migliaia di emendamenti (dei quali alcuni contro la legge pro-slot). Si sono mosse anche due associazioni come Gruppo Abele, da cinquant’anni impegnato nel contrasto alle dipendenze e alle marginalità, e Libera: hanno ricordato che era già stata avviata una discussione sulla riforma della legge anti-ludopatia e il consiglio regionale aveva promesso un confronto con le organizzazioni impegnate nel contrasto al gioco d’azzardo patologico e al sovraindebitamento. “Ribadiamo la nostra contrarietà alla modifica dell’effetto retroattivo della legge perché di fatto avrà come conseguenza diretta la riaccensione di moltissimi apparecchi – hanno dichiarato in una nota –. In un momento di crisi come questo, il rischio che i piemontesi cerchino nel gioco una falsa speranza per risolvere problematiche economiche è altissimo”. In autunno l’Istituto di ricerche economiche e sociali per il Piemonte sottolineava che dopo la legge del 2016 erano diminuite le slot, che i piemontesi avevano giocato diverse centinaia milioni di euro in meno, in controtendenza rispetto la media nazionale, e che le perdite erano diminuite. Soltanto in parte i giocatori si sono convertiti al gioco online, con un aumento di questo settore inferiore alla media italiana.

“Ricordo che i dati dei monopoli dimostrano con chiarezza che il gioco si è solo spostato su altre tipologie e quindi in Piemonte non è diminuito – ha dichiarato l’assessore Tronzano mercoledì sera –. Con l’eliminazione del gioco legale è aumentata l’illegalità, come si vede dai crescenti interventi delle forze dell’ordine”. Dimentica però l’operazione Carminius, un’indagine della Dda di Torino che ha rivelato gli interessi delle cosche nelle slot e gli avvertimenti agli amministratori che volevano limitare gli orari delle attività. Tronzano fa leva anche sull’occupazione: “Abbiamo quindi deciso di salvaguardare l’occupazione: nulla è più urgente! Migliaia di lavoratori”, ha aggiunto riferendosi a uno studio Eurispes secondo il quale sarebbero andati in fumo 5.200 posti di lavoro.

Nonostante le convinzioni, venerdì mattina durante la riunione dei capigruppo, i rappresentanti del centrodestra hanno annunciato il ritiro dell’emendamento: “Il primo tempo è vinto, ma non abbassiamo la guardia: c’è ancora il secondo tempo e non vorremmo che la destra lo giocasse di nuovo nell’ombra e senza il confronto con le parti sociali”, ha commentato Monica Canalis (Pd). “Una prima crepa si è aperta all’interno della maggioranza”, ha sottolineato Grimaldi. Secondo Sarno, ritirare “l’emendamento canaglia” è “il minimo indispensabile, una cosa dovuta”: “Detto questo la battaglia continuerà e faremo di tutto per bloccare il Far West delle macchinette perché staremo sempre dalla parte delle famiglie e delle persone in difficoltà”.

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