“Se i vertici del Pd hanno davvero un asso nella manica, lo sfoderino. Perché in questo momento Virginia Raggi sta facendo campagna elettorale da sola, senza avversari”. L’allarme all’interno del Pd lo lancia Tobia Zevi, formalmente presidente dell’osservatorio “Roma! Puoi dirlo forte”, in sostanza uno dei principali esponenti della cosiddetta “base” del centrosinistra romano. Il 22 giugno mancherà un anno esatto alla scadenza del quinquennio Raggi in Campidoglio. E da circa un mese, i militanti dell’universo dem assistono quasi giornalmente la sindaca nelle sue ospitate in giro fra radio e tv, promuovendo il suo lavoro nella città di Roma e rispondendo alle domande dei conduttori.

“La campagna elettorale è iniziata”, secondo la base del Pd, che dall’altra parte osserva i tentativi del segretario Nicola Zingaretti di coinvolgere i big della politica italiana nella corsa al Campidoglio. Ricevendo dei sonori “no grazie”. Enrico Letta ha declinato, David Sassoli finirà il mandato all’Europarlamento dopo le elezioni romane, Dario Franceschini non ha parlato in chiaro dell’argomento, ma da “ambienti vicini al ministro” arrivano segnali tutt’altro che confortanti. Ora esiste il tentativo concreto di coinvolgere l’attuale ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ma anche qui ci sono seri dubbi sulle “ambizioni capitoline” del “tesoriere” del governo Conte. L’unico “big” cui sembra allettare l’idea è Carlo Calenda, che però nel Pd romano risulta “divisivo”. Cosa fare dunque? “Se il ‘top player’, il candidato forte, esiste, va bene. Sennò dobbiamo fare le primarie il prima possibile con i dirigenti romani disponibili a correre”, afferma Zevi a Ilfattoquotidiano.it.

Il tema posto da Zevi è reale. E lo ammette anche il capogruppo capitolino del Pd, Antongiulio Pelonzi. “Percepisco anch’io questo malcontento da parte della base – afferma – Confermo che il problema esiste. Ma lo interpreto come un segnale positivo, perché c’è la percezione di poter vincere. Però dobbiamo fare presto”. La caccia al candidato sindaco non sembra così semplice: la sensazione è che nessuno voglia ‘bruciarsi’: “È un incarico di grande responsabilità – ribadisce Pelonzi – Credo che sia pacifico che se alla fine non si trovi il ‘campione’, si debbano fare le primarie fra la classe dirigente romana, per trovare una persona che sia espressione di una squadra coesa”. Ma c’è una deadline? “Direi che entro settembre dobbiamo avere il nome”.

Sono parecchi i “dirigenti romani” che fremono. Sabrina Alfonsi e Giovanni Caudo, rispettivamente presidenti del I e del III Municipio, hanno già dato la disponibilità a correre per le primarie. Entrambi premono per farle il prima possibile. Un altro nome “caldo” delle scorse settimane era quello di Michela Di Biase, consigliera regionale ed ex capogruppo romano, che però non ha mai confermato il suo interessamento alla corsa. Lo stesso Tobia Zevi è uno dei nomi in campo. A disposizione anche Amedeo Ciaccheri, presidente del Municipio VIII, che insieme all’ex deputato e portavoce di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, attacca: “A Roma va fatto uno sforzo di rigenerazione del campo progressista e democratico con il più ampio coinvolgimento delle realtà diffuse in tutti i territori. Le scelte sui nomi dovranno essere fatte attraverso processi di partecipazione diretta come le primarie”.

In sintesi: se la selezione “scende” a livello locale, potrebbero essere delle primarie molto affollate. Con il rischio che diventino una “conta” interna. Non solo. Quanti di questi nomi, a livello di visibilità, potranno essere in grado di contrastare la sindaca uscente, qualsiasi sia il giudizio medio nei suoi confronti? Dalle parti del Nazareno gira l’identikit del candidato ideale: “Almeno il 50% dei cittadini, nel bene o nel male, deve conoscerlo in partenza”. E infatti, il malcontento della base non sembra piacere al segretario romano del Pd, Andrea Casu, che butta la palla in tribuna: “Le primarie sono nel nostro Dna e nel nostro statuto ma le affronteremo dopo l’emergenza – dice a Ilfattoquotidiano.it – La sindaca sbaglia a partire adesso con la campagna elettorale. Non è il momento della propaganda ma delle soluzioni concrete”.

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