Una tensione mai sopita quella tra Fidesz, il partito del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, e il Partito Popolare Europeo (Ppe), il più grande nel panorama Ue e di cui fa parte tra gli scranni della plenaria di Strasburgo. Da più di un anno, ormai, la formazione del premier magiaro è stata sospesa dal partito per volere della maggioranza degli iscritti, dopo una serie di leggi considerate illiberali e un attacco diretto, quello del marzo 2019, all’allora presidente uscente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, anche lui iscritto al gruppo europeo. Ma a rinfocolare lo scontro è arrivato un thread su Twitter di Katalin Novák, vicepresidente del partito, che ha annunciato l’autosospensione dei propri europarlamentari dal Ppe.

Obiettivo dell’affondo della politica ungherese, dopo la minaccia di Orbán che a gennaio aveva ipotizzato l’uscita dal gruppo dei Popolari e il rinnovo, un mese dopo, della sospensione del partito dalla formazione europea, è il neoeletto presidente del Ppe succeduto a Joseph Daul, Donald Tusk. Nel primo tweet dei quattro pubblicati, Novák motiva la decisione sostenendo che il Partito Popolare “ha iniziato a prendere una direzione liberale e di sinistra“, ponendo poi una domanda: “Può il Ppe rispettare la cultura cristiana e intraprendere una strada anti-immigrazione e pro-famiglia?”.

La vicepresidente di Fidesz ha poi continuato sostenendo che la formazione ungherese “ha lavorato con i tre saggi in maniera costruttiva. Ci siamo incontrati diverse volte, risposto a tutte le loro domande. Inoltre – ha poi aggiunto – il memorandum diffuso da Orbán mostra chiaramente come vediamo il futuro per l’Europa e il Ppe”.

Ma l’elezione di Tusk, ex presidente del Consiglio Ue che rappresenta l’ala più liberale del partito, legata alle formazioni del Nord Europa, ha creato un punto di rottura a suo dire insanabile: “Il dialogo è finito dopo l’elezione di Donald Tusk – continua – Oltre a tweet e interviste, il signor Tusk non ci ha inviato alcuna notifica ufficiale. Vediamo che c’è caos e confusione all’interno del Ppe, mentre c’è invece un grosso bisogno di leader che uniscano”. E ha poi concluso: “Dalla sua elezione, nel novembre 2019, Tusk non è stato in grado di risolvere la crisi del Ppe. Inoltre, ha usato il Ppe come piattaforma per perseguire i propri interessi politici interni alla Polonia, una cosa che molti di noi disapprovano”.

In un tweet successivo, Novák compie però un mezzo passo indietro, spiegando che il suo messaggio si riferiva “alla sospensione del marzo 2019 dal Ppe (che però era stata decisa dal partito e non da Fidesz, ndr) e non dal gruppo Ppe in Parlamento”.

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