È molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) torna sulle posizioni espresse fino al 1 aprile e fa marcia indietro sul rischio rappresentato dai casi asintomatici per la diffusione del virus. Una delle motivazioni dell’ultimo messaggio lanciato dall’Agenzia Onu, ha spiegato la dottoressa Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19, è che probabilmente gli asintomatici hanno sviluppato una forma molto leggera della malattia e quindi le eventuali particelle (l’ormai noto droplet), prodotte da starnuti, tosse o semplicemente parlando, non sono abbastanza infette. “È comunque una domanda ancora aperta – ha precisato Van Kherkhove – L’Oms continua a raccogliere dati e ad analizzarli per rispondere davvero a questa domanda”. Ma un giorno dopo, quando le parole dell’esperta avevano già provocato reazioni contrastanti, l’Organizzazione torna sul tema: “Sono stata fraintesa – ha detto Van Kherkhove – Non erano considerazioni a livello globale, ma basate su piccoli studi realizzati”.

Nella prima dichiarazione, l’Organizzazione ha fatto sapere che analizzando i dati di diversi Paesi che stanno seguendo “casi asintomatici” è emerso, ha spiegato la dottoressa, che questi non “hanno trasmesso il virus”. Avendo contratto una forma molto leggera della malattia, secondo la prima versione dell’Oms, gli asintomatici non risultano quindi così infetti tanto quanto le persone positive e sintomatiche al Covid-19.

La retromarcia dell’organizzazione: il 1 aprile dicevano che era “necessario monitorare gli asintomatici”
Una posizione, quella espressa da Van Kherkhove, che prende le distanze dai messaggi diffusi negli ultimi mesi in cui si è più volte sottolineata la necessità di svolgere il più ampio numero di test possibili, dando la precedenza comunque a coloro che manifestano i sintomi tipici della malattia, per cercare di tracciare nella maniera più accurata possibile la diffusione del virus.

Era il 1 febbraio, con il virus ufficialmente comparso in 24 Paesi, quando nel suo bollettino quotidiano l’Oms scriveva che “il mezzo principale di trasmissione sono i casi sintomatici. L’Oms è a conoscenza della possibilità di trasmissione del virus da persone infette prima che sviluppino i sintomi. Pertanto, la trasmissione da casi asintomatici probabilmente non è uno dei mezzi principali di trasmissione”.

Una tesi che l’Oms ha sostenuto fino al 1 aprile, quando il direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo aver dichiarato due settimane prima che ci trovavamo di fronte a “una malattia grave” perché “sono morti anche giovani, compresi i bambini”, ha ritenuto necessario comunicare che era arrivato il momento di “sorvegliare anche gli asintomatici”.

Parole che sono arrivate nel pieno della campagna di sensibilizzazione lanciata proprio dall’Oms sulla necessità di svolgere tamponi e test sierologici a tappeto, in particolar modo tra coloro che mostrano anche minimi sintomi. “Il nostro messaggio chiave è test, test, test“, su ogni caso sospetto di coronavirus, aveva detto lo stesso direttore generale ricordando l’importanza del tracciamento della pandemia.

Gli esperti: “Raro contagio da asintomatici? Una stupidaggine”
Le dichiarazioni di Van Kherkhove hanno però causato reazioni, anche dure, degli esperti. Il virologo italiano Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’università di Padova, ha definito “una stupidaggine” le dichiarazioni del membro dell’Oms: “Gli asintomatici trasmettono e basta, questa è la realtà”.

E prende come esempio il caso di Vo’ Euganeo, uno dei primi focolai italiani: “Il nostro lavoro condotto su Vo’ Euganeo è stato accettato su Nature e in quell’ambito abbiamo ricostruito proprio le catene di trasmissione e dimostrato che anche gli asintomatici trasmettono“, ha dichiarato l’esperto. Nella cittadina, conclude, gli scienziati hanno rilevato “la presenza di una percentuale di asintomatici pari al 40%. Ma c’è di più. L’analisi sierologica condotta sulla popolazione ha dimostrato che ci sono altri 63 casi di persone che si sono infettate prima del 20 febbraio (data in cui è stata certificata la positività del paziente 1, ndr) Nessuno di loro aveva mai avuto sintomi”.

Parere simile a quello del direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, che chiede “cautela” riguardo alle informazioni diffuse dall’Oms: “È una posizione pesante ma che dovrà essere suffragata da ulteriori studi – ha detto – Credo invece che esistano diverse categorie di asintomatici, con una diversa possibilità di infettare”. Tornando sulle parole di Van Kherkhove, il virologo ha detto che la tesi, “se fosse confermata, cambierebbe molto la situazione. Infatti, buona parte delle misure sono state prese proprio per evitare che soggetti asintomatici potessero trasmettere il SarsCov2 ad altri”. La stessa Oms precisa che si tratta di una “questione ancora aperta”: “Da un’istituzione come l’Oms – ha concluso Bassetti – ci si aspetterebbe che dei pronunciamenti vengano fatti solo se fondati su certezze”.

La nuova retromarcia dell’Oms: “Siamo stati fraintesi”
Poche ore dopo la conferenza stampa, l’Organizzazione ha deciso di rilasciare altre dichiarazioni per rispondere alle accuse. “Ho ricevuto molti messaggi e richieste di chiarimenti dopo quanto affermato ieri in conferenza stampa – ha detto Van Kerkhove in una diretta Live sui social – Stavo rispondendo a una domanda e non esprimendo una posizione dell’Oms. Ho usato la parola ‘molto rara’ e c’è stato un fraintendimento perché è sembrato che dicessi che la trasmissione asintomatica è globalmente molto rara. Mentre mi riferivo a un set di dati limitati”.

Poi offre il nuovo punto di vista dell’Oms: “Bisogna differenziare – ha spiegato – ciò che noi sappiamo, ciò che non sappiamo e ciò che stiamo cercando di capire. Ciò che sappiamo sulla trasmissione di Covid-19 è che gli infetti sviluppano sintomi, ma in una parte di loro questo non avviene. Sappiamo che la maggioranza delle infezioni avviene da qualcuno che ha sintomi ad altre persone attraverso le goccioline di saliva infette. Ma c’è una proporzione di persone che non sviluppa sintomi e non sappiamo ancora quante siano, potrebbero essere dal 6% al 41% della popolazione che si infetta, a seconda delle stime. Sappiamo che alcuni asintomatici possono trasmettere il virus e ciò che dobbiamo chiarire è quanti sono gli asintomatici e quanti di questi trasmettono l’infezione. Ciò che ho detto ieri in conferenza stampa si riferiva a piccoli studi pubblicati”.

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