Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, deve lasciare la sua “casa”. E lo dovrà fare con altri due fratelli e una sorella: Goffredo Boselli, Lino Breda, e Antonella Casiraghi. La comunicazione ufficiale è arrivata nella tarda serata con un comunicato ufficiale pubblicato sul sito della comunità.

La decisione è stata presa dal Vaticano a seguito di un’ispezione che tre inviati del Papa hanno fatto lo scorso dicembre. Secondo Padre Guillermo León Arboleda Tamayo (abate e presidente della Congregazione Benedettina Sublacense-Cassinese), padre Amedeo Cencini (consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica), e Anne-Emmanuelle Devêche (abbadessa di Blauvac) sono emersi “gravi problemi” per quanto riguarda “l’esercizio dell’autorità” di Bianchi.

Il comunicato – Chiarisce che “dopo prolungato e attento discernimento e preghiera, la Santa Sede è giunta a delle conclusioni — sotto forma di un decreto singolare del 13 maggio 2020, a firma del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità e approvato in forma specifica dal Papa — che sono state comunicate agli interessati alcuni giorni fa da Padre Amedeo Cencini, nominato delegato pontificio ad nutum Sanctae Sedis, con pieni poteri, accompagnato da Monignor José Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, e da Marco Arnolfo, arcivescovo metropolita di Vercelli”. La parte più importante del documento specifica che “tale comunicazione è avvenuta nel massimo rispetto possibile del diritto alla riservatezza degli interessati. Poiché, tuttavia, a partire dalla notifica del decreto, l’annunciato rifiuto dei provvedimenti da parte di alcuni destinatari ha determinato una situazione di confusione e disagio ulteriori, si ritiene necessario precisare che i provvedimenti di cui sopra riguardano F. Enzo Bianchi, Goffredo Boselli, Lino Breda e Antonella Casiraghi, i quali dovranno separarsi dalla comunità monastica di Bose e trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti”.

Reazioni e visita apostolica – La notizia che ha stupito la stessa comunità: in queste ore qualche monaco si dice “sorpreso” ma non rivela nulla sulle possibili incomprensioni tra fratel Manicardi e Enzo Bianchi. La comunità monastica di Bose aveva annunciato di avere ricevuto la visita apostolica “nel momento di un passaggio che non può non essere delicato e per certi aspetti problematico per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità, la gestione del governo e il clima fraterno”.

Negli ultimi due giorni padre Enzo Bianchi forse aveva fatto trapelare qualcosa attraverso i suoi tweet quotidiani. Due giorni fa il monaco scriveva: “Quando giunge il fallimento, la sconfitta non rinunciare mai alla verità, perché anche nell’umiliazione, la verità va glorificata: solo se ferisce la carità, la verità può essere celata. E maledetto sia colui per il quale la verità va detta senza pensare alla carità fraterna”. Proprio sulla questione della visita dei tre commissari padre Bianchi aveva detto: “Si è trattato di una visita di routine della quale ringraziamo molto il Santo Padre”. E sulle difficoltà legate alla successione aveva precisato: “Sono voci malevole messe in giro da chi non ci vuole bene”.

Chi è Enzo Bianchi – Nato a Castel Boglione in Monferrato il 3 marzo 1943, alla fine del 1965 si è recato a Bose, una frazione abbandonata del Comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’intenzione di dare inizio a una comunità monastica. Raggiunto nel 1968 dai primi fratelli e sorelle, ha scritto la regola della comunità la quale conta un’ottantina di membri tra fratelli e sorelle di cinque diverse nazionalità.

Nel 2014 Papa Francesco lo ha nominato Consultore del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Il 26 dicembre 2016 Bianchi aveva annunciato le dimissioni da priore della Comunità di Bose, con effetto a partire dal 25 gennaio 2017. Un addio rimarcato dalle seguenti parole: “Alla fine della visita fraterna iniziata a gennaio e terminata a maggio e dopo la revisione economica affidata a una competenza esterna alla comunità, i visitatori fraterni mi hanno chiesto di restare ancora, anche per portare a compimento lo Statuto della comunità, e così ho continuato a presiedere, ma avvertendo più volte i miei fratelli e le mie sorelle che erano gli ultimi mesi del mio servizio e assentandomi sovente, affinché potessero imparare a continuare a vivere senza la mia guida”. Padre Bianchi ha continuato comunque a vivere in comunità nel suo eremo e a pregare con la comunità anche se ultimamente si vedeva un po’ meno.

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