“Individuare eventuali fenomeni di sfruttamento dell’emergenza sanitaria a base dell’aumento di tali prezzi”. È l’obiettivo dell’indagine preistruttoria avviata dall’Antitrust. L’Autorità ha inviato richieste di informazioni a numerosi operatori della grande distribuzione per acquisire dati sull’andamento dei prezzi di vendita al dettaglio e dei prezzi di acquisto all’ingrosso di generi alimentari di prima necessità, detergenti, disinfettanti e guanti. I maggiori aumenti si riscontrano in aree non interessate da “zone rosse” o da misure rafforzate di contenimento della mobilità, spiega l’Antitrust, non escludendo “fenomeni speculativi“.

D’altronde, basta confrontare lo scontrino emesso oggi per la spesa con uno di appena un paio di mesi fa per capire che i prezzi al consumo sono aumentati. Secondo l’osservatorio di Federconsumatori c’è stato “un rincaro molto più marcato dei beni alimentari e per la cura della casa e della persona, che – ha segnalato l’associazione – hanno subito aumenti che arrivano anche a segnare quota +35% rispetto ai normali prezzi applicati in questa stagione”. Secondo Coldiretti sono state la corsa agli acquisti degli italiani in quarantena e le limitazioni ai consumi fuori casa per le chiusure imposte alla ristorazione a fare aumentare i prezzi “dalla frutta (+8,4%) alla verdura (+5%)”, ma anche quelli di “latte (+4,1%) e salumi (+3,4%)”.

Le richieste di informazioni, spiega l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) in una nota, riguardano oltre 3.800 punti vendita, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale, pari a circa l’85% del totale censito da Nielsen nelle province interessate. Nello specifico, dalle analisi preliminari svolte dall’Antitrust sui dati Istat, sono emersi a marzo 2020 aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari rispetto a quelli correnti nei mesi precedenti differenziati a livello provinciale. L’Autorità, prosegue la nota, “ha ritenuto di non poter escludere che tali maggiori aumenti siano dovuti anche a fenomeni speculativi“.

Infatti, “non tutti gli aumenti osservati appaiono immediatamente riconducibili a motivazioni di ordine strutturale, come il maggior peso degli acquisti nei negozi di vicinato, la minore concorrenza tra punti vendita a causa delle limitazioni alla mobilità dei consumatori, le tensioni a livello di offerta causate dal forte aumento della domanda di alcuni beni durante il lockdown e dalle limitazioni alla produzione e ai trasporti indotte dalle misure di contenimento dell’epidemia”.

Ecco i destinatari delle richieste di informazioni – Carrefour Italia, MD, Lidl, Eurospin, F.lli Arena, alcune cooperative Conad (Conad Sicilia, Conad Nord-Ovest, PAC 2000, Conad Adriatico, nonché Margherita Distribuzione), alcune cooperative e master franchisor Coop (Unicoop Firenze, Unicoop Tirreno, Coop Centro Italia, Coop Liguria, Novacoop, Coop Alleanza 3.0, Tatò Paride), diversi Ce.Di. aderenti a SISA (per esempio SISA Sicilia), SIGMA (per esempio Ce.Di. Sigma Campania) e CRAI (per esempio CRAI Regina).

In relazione al comunicato diffuso dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, si specifica che nei confronti di Ce. Di Sigma Campania s.p.a. e delle altre aziende indicate è stata effettuata una semplice richiesta di informazioni senza l’avvio di alcun procedimento istruttorio o sanzionatorio.

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