Dopo il fallimento dell’ultimo tentativo di far cadere Tripoli, culminato con la perdita di aree strategiche intorno alla capitale e il tentativo, anch’esso andato in fumo, di autoproclamarsi comandante in capo di tutta la Libia, il generale Khalifa Haftar ha deciso di interrompere l’offensiva militare iniziata ormai un anno fa. A dare la notizia è stato il portavoce dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), Ahmed al-Mismari: “Il comandante generale – ha fatto sapere nella nottata di mercoledì – annuncia una pausa di tutte le operazioni militari”, ma “si risponderà immediatamente e in modo duro ad ogni violazione da parte delle milizie terroristiche”.

Ma dal Governo di Fayez al-Sarraj fanno sapere che non c’è alcuna intenzione di rispettare la tregua per il Ramadan proposta dal generale di Bengasi. “Continuiamo la nostra difesa legittima – si afferma in una dichiarazione pubblicata su Facebook – Le violazioni continue ci spingono a non aver più fiducia nelle tregue dichiarate dall’aggressore abituato al tradimento”.

Dietro la frenata dell’uomo forte della Cirenaica, che nel corso del tentato golpe aveva decretato anche la fine degli accordi di Skhirat del 2015, c’è anche la denuncia da parte di Paesi e organismi internazionali, anche alleati come Russia ed Egitto, per un’azione unilaterale che va contro gli ultimi accordi nati dalla Conferenza di Berlino. Inoltre, nelle ultime settimane l’Esercito nazionale libico e le milizie ad esso associate si sono trovate in grande difficoltà sul terreno, dopo che le forze del Governo di Accordo nazionale guidato da Fayez al-Sarraj, con il sostegno della Turchia, hanno riconquistato diverse città della Tripolitania, mentre Tarhouna, l’ultima roccaforte di Haftar a ovest, è sotto assedio da giorni.

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