La Costa Magica e i suoi 272 metri di lunghezza hanno fatto ingresso poco prima delle 9 di questa mattina al porto di Ancona dopo un viaggio di oltre 40 giorni tra Caraibi, oceano Atlantico e Mediterraneo. Rifiutate da una serie di scali – Martinica, St. Kitts and Nevis e Tenerife – le 617 persone a bordo (44 italiani, 176 indiani, 141 indonesiani, 131 filippini, un centinaio di centro e sudamericani) in quarantena, tra cui un centinaio presunti positivi al Covid-19, è stato accolto dal porto del capoluogo marchigiano. La nave resterà ormeggiata alla banchina 19 all’incirca un mese, il tempo di svolgere i tamponi a tutti, attendere l’esito e lasciare a Costa l’onere di organizzare il rimpatrio dell’equipaggio: compito agevole per gli italiani, molto complesso per gli stranieri, specie gli asiatici a causa dei confini sigillati per motivi di sicurezza.

“Fino ad allora nessuno lascerà la nave, e quando succederà sarà Costa ad occuparsene, caricandoli a bordo dei loro mezzi, consentendo agli italiani di tornare a casa e trasferendo gli stranieri negli aeroporti quando i voli charter saranno a disposizione” hanno ribadito il prefetto di Ancona, Antonio D’Acunto, il presidente dell’Autorità portuale, Rodolfo Giampieri e il comandante della capitaneria di porto, l’ammiraglio Enrico Moretti. Tutto chiaro, almeno così dovrebbe essere. Eppure la vigilia dell’arrivo della Magica è stato caratterizzato da polemiche, soprattutto in ambito politico: “A me di questo teatrino squallido della politica non me ne frega niente, io bado al sodo e penso che Ancona aveva il dovere di accogliere la nave e i membri dell’equipaggio, a cui nessuno pensa. Trattati come degli appestati senza avere chiara la situazione. Perché Ancona? E perché no, rispondo io, visto che Costa batte bandiera italiana e che altre 11 navi dello stesso gruppo sono state fatte ormeggiare in diversi scali della penisola (Savona, l’homeport del grande gruppo crocieristico nostrano, Genova, La Spezia, Piombino, Civitavecchia, Taranto, Brindisi, ndr.). Nonostante sia stato ribadita l’assoluta sicurezza delle operazioni, c’è ancora qualcuno pronto a soffiare sul fuoco del sospetto e della paura”, è stato il commento del sindaco di Ancona, la vulcanica Valeria Mancinelli, mentre sullo sfondo la sagoma della nave da crociera faceva il suo ingresso.

Tra i messaggi veicolati a tal proposito, il più inquietante è legato al rischio di contagio per la popolazione. Scenari apocalittici: un’invasione di persone in città lasciate libere di andare a zonzo e di infettare chiunque e altre ricostruzioni fantasiose. In realtà, la nave è ormeggiata ad una banchina commerciale poco utilizzata e lontana dallo scalo passeggeri e dall’area urbana. Forze di polizia e un sistema di videosorveglianza non consentiranno a nessun membro dell’equipaggio di scendere, tantomeno di andarsene, eppure non è sufficiente. Non basta neppure sapere che nessuna delle 617 persone a bordo – stando almeno alle comunicazioni intercorse fino a ieri tra le autorità anconetane e il comandante della nave – presenta sintomi gravi, che nessuno avrebbe bisogno di un ricovero immediato in ospedale e soprattutto che l’attendibilità dei test effettuati a bordo è molto bassa: “L’ultimo e unico esame risale a più di un mese fa – precisa il direttore generale dell’Asur Marche, l’azienda sanitaria unica regionale, Nadia Storti – e non si tratta di un tampone su base scientifica come quelli processati ogni giorno dalle nostre virologie. Il quick test a cui le 617 persone sono state sottoposte somiglia ad un test per la gravidanza: se la goccia di sangue prelevata da un dito e messa su una spoletta con una sostanza reagente cambia colore significa che sono stati creati degli anticorpi ed esiste una percentuale di possibilità di un caso positivo. Se dopo più di un mese nessuno dei passeggeri (a meno di comunicazioni fasulle da parte del comandante) sta male, sarà difficile che le cose possano peggiorare. Il periodo di quarantena è trascorso da un pezzo. Infine, sono tutti giovani a bordo, la maggior parte sotto i 40 anni, indice di un impatto minore della malattia”.

Quattro medici della task force messa in campo sono saliti a bordo ed hanno organizzato le operazioni per lo svolgimento dei tamponi. I test inizieranno domani mattina, probabilmente all’interno delle singole cabine occupate dove i 617 membri dell’equipaggio sono reclusi in quarantena e, per motivi logistici, prima potrebbe toccare agli italiani, poi agli stranieri. I negativi potranno subito lasciare la nave scortati da Costa, gli eventuali positivi dovranno attendere altre settimane a bordo e l’esito di un secondo e, se necessario, di un terzo tampone. Solo quando l’ultimo passeggero sarà risultato negativo la nave lascerà lo scalo dorico.

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