Dopo i dubbi di Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, sugli effettivi morti da coronavirus, Luca Zaia deve incassare anche le critiche del prefetto lagunare, Vittorio Zappalorto, a causa dell’ordinanza che il 24 aprile ha liberalizzato ulteriormente le uscite dei cittadini. Il governatore leghista ha aperto alla coltivazione degli orti. A gelaterie e pasticcerie, seppur solo per prodotti da asporto. Ai cantieri edili e di opere pubbliche. Alle visite nei cimiteri e ai lavori nelle darsene. Al prefetto non è piaciuto questo affastellamento di norme tra potere centrale del governo e autonomie ordinamentali regionali. Ritiene che possa generare confusione tra i cittadini e gli amministratori stessi. Un tema che anche Brugnaro aveva sollevato, stupito di essere stato informato a mezzo comunicato stampa dell’ultima ordinanza.

“Sono disposizioni su materie di competenza regionale, ma discordanti rispetto al decreto legge del 25 marzo n. 19 e di conseguenza la Regione ha esorbitato da quelli che sono i suoi poteri”. Così ha dichiarato Zappalorto, intervistato da Il Gazzettino. E ha aggiunto: “Lo stesso decreto legge stabilisce che la Regione può emanare norme più restrittive, altrimenti sono norme illegittime. Io rilevo il problema e mi fermo qui. Non tocca a me impugnare o non osservare queste disposizioni. Nel momento in cui sono in vigore, anche se illegittime, vanno rispettate finché tale illegittimità non verrà dichiarata dall’autorità competente”.

Il prefetto pone un problema pratico nei controlli. “Coma fa il poliziotto o il carabiniere o il finanziere a fermare le persone che vanno in giro, che cosa chiede? Sto andando a prendermi una pizza, sto andando al cimitero. Vero, falso? Chi lo attesta, come si attesta, dove è scritto? La mia preoccupazione è che in questa situazione, oggettivamente difficile, fare i controlli e stare in strada diventa poco dignitoso perché si è esposti allo sberleffo del tutto è consentito e non è consentito”. Lo stesso sindaco Brugnaro, su Facebook, aveva chiesto scusa per le multe inflitte ai cittadini. Zappalorto consiglia di ritirare i controllori dalle strade e di impiegarli in altre verifiche: “Se si osserva l’obbligo delle mascherine, dei guanti e della distanza tra le persone, basta con le autocertificazioni. Controlliamo i luoghi di lavoro, le fermate degli autobus, le stazioni, dove ci possono essere concentrazioni di persone”.

L’errore consisterebbe nel fatto che Stato, Regioni e Comuni possono dettare prescrizioni in conflitto tra di loro. Il prefetto ha citato l’esempio della Germania. “Non sono più bravi di noi, ma hanno una catena di comando più corta e ordinata. Se il Parlamento sancisce che c’è un interesse nazionale, un Land non può andare contro il governo. A noi manca tale norma. A me sarebbe piaciuto più rispetto per le decisioni governative. È come se fino ad ora avessimo giocato, il gioco è finito e si ritorna a fare quello che facevamo prima solo che ci mettiamo la mascherina e i guanti”. Conclusione: “Le Prefetture sono subissate di richieste di chiarimenti, perché un governo fa un decreto e venti presidenti delle Regioni fanno le loro ordinanze contro quel Dpcm, o in difformità. Così i cittadini sono disorientati e l’azione di tutela è meno efficace”.

Zaia però replica dicendo che “noi abbiamo applicato le direttive del governo, punto per punto. Posso capire le preoccupazioni dei Prefetti, ma ribadisco che siamo rimasti nella linea delle norme previste”.

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