“Oggi è la festa della liberazione ma – che tutti lo capiscano – non ci siamo ancora liberati dal virus, noi non siamo ancora arrivati al 25 aprile nella guerra con questo nemico”. Così ha esordito il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, in conferenza stampa, aggiungendo che, anche se gli indicatori sono positivi, “la vittoria definitiva contro il coronavirus non arriverà per decreto, dipenderà solo da noi e dai nostri comportamenti“, soprattutto nei prossimi giorni “serve comportarsi con tenacia, sacrificio e senso di appartenenza”. E annuncia: “Dal 4 maggio inizieremo i test sierologici su un campione di 150mila persone”. Non solo. Arcuri rassicura anche sulle mascherine, tema centrale per la ripartenza: “Fisseremo il prezzo massimo e ne distribuiamo un numero sufficiente per le regioni affinché ne mettano da parte una quota”.

Ha ricordato poi i risultati ottenuti in questi “38 giorni di lavoro”: Cura Italia, la riconversione delle aziende, l’acquisto di ventilatori per la terapia intensiva e l’app “che non farà solo contact tracing, ma sarà un modo per i pazienti di essere in contatto con i medici”. E annuncia che, al di là delle disponibilità attuali, “grazie ai macchinari acquistati” dallo Stato, l’Italia “presto sarà in grado di produrre fino a 25 milioni” di mascherine “al giorno”.

Test sierologici – In conferenza stampa il Commissario ha annunciato che dal 4 maggio partiranno i test sierologici a livello nazionale, su un campione di 150mila persone. Ha poi sottolineato “una buona notizia”: l’azienda scelta offrirà gratuitamente i test. “Questa mattina abbiamo concluso la gara, 4 giorni prima del tempo e solo 9 giorni dopo la richiesta del governo” ha aggiunto sottolineando che sono state 72 le aziende che hanno partecipato e quella che è stata scelta offre la “migliore soluzione oggi esistente sul mercato” in termini di rapidità ed efficienza.

Tetto al prezzo delle mascherine – “Nelle prossime ore, fisseremo il prezzo massimo al quale le mascherine potranno essere vendute – ha sottolineato Arcuri, in riferimento ai numerosi casi di speculazione – Lo faremo sia con riferimento al prezzo, sia con riferimento al prezzo che con aliquota fiscale connessa è allo stesso. Ne distribuiamo un numero sufficiente per le regioni affinché ne mettano da parte una quota”.

L’accordo per produrre mascherine in Italia – “Siamo pronti a distribuire tutte le mascherine che serviranno per gestire la fase 2”, ha detto, specificando che al momento sono stati distribuiti 138 milioni di mascherine e che le Regioni hanno ad oggi 47 milioni di mascherine nei magazzini. I dispositivi saranno distribuiti alla pubblica amministrazione, ai trasporti pubblici, alle forze dell’ordine e a tutti i componenti del sistema pubblico, in vista della ripartenza. “Distribuiremo i dpi anche alle Rsa, pubbliche o private”, ha aggiunto. Ma poi ha proseguito: “Un grande paese non può dipendere dalle importazioni, dalle guerre commerciali, da speculatori senza scrupoli. Siamo abbastanza grandi per riuscire a cavarcela da soli”. Per questo, lo Stato ha siglato un accordo con due imprese italiane per produrre 51 macchinari per mascherine, in grado di produrne tra i 400mila e le 800mila al giorno: “Arriveremo a produrne presto almeno 25 milioni al giorno”.

App – Arcuri poi ha spiegato i primi risultati ottenuti sulla app per il contact tracing: “L’infrastruttura su cui i dati italiani risiederanno sarà pubblica e italiana, la app rispetterà tutte le norme sulla privacy nazionali ed europee”. Non servirà solo a mappare gli spostamenti, ma “arriverà ad essere strumento costruito intorno al diario sanitario di chi la userà, sarà non solo alert ma anche per le politiche sanitarie da remoto. I contagiati e i loro contatti stretti potranno colloquiare col sistema nazionale da remoto”. Poi, rispondendo alle domande ha aggiunto: “Stiamo lavorando anche in base all’anagrafe, per la fascia più anziana”. L’uso dell’app è un “gesto di generosità” verso gli altri.

Terapia intensiva – “In 4 giorni abbiamo avuto 580 pazienti in meno in terapia intensiva, il 21% in meno. Il contagio si riduce, la curva dell’epidemia si appiattisce. Il lockdown ha prodotto i suoi effetti ma anche l’acquisizione di apparecchiature. Oggi il numero di ventilatori polmonari è doppio rispetto ai pazienti in terapia intensiva”.

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