Una falsa partenza. Per non dire un pasticcio. La campagna della Regione Toscana per fare test sierologici a 240mila cittadini che lavorano nei settori più a rischio sarebbe dovuta partire lunedì 20 aprile, ma ai 40 laboratori non sono stati distribuiti i kit. Con il risultato che lunedì le strutture sono state inondate di telefonate da parte di cittadini che volevano prenotarsi, ma che hanno ricevuto un diniego: “Non ci sono i test, non sappiamo niente” è stata la risposta più frequente. L’ordinanza firmata dal governatore Enrico Rossi domenica, quindi, fino a martedì è stata di fatto inapplicabile. Dopo le proteste di molti laboratori, i primi kit sono arrivati solo martedì pomeriggio ma, nei casi più rapidi, prima di giovedì non si potranno fare i primi test mentre in alcune strutture di Firenze partiranno solo da lunedì. “Calma e gesso – ha assicurato il governatore Rossi – entro martedì saranno consegnati i kit a tutti i laboratori e saranno sufficienti per venti giorni“.

Sul ritardo pesa anche la gara nazionale con cui il governo, tramite il commissario Domenico Arcuri, entro giovedì dovrà decidere a quale azienda far produrre e acquistare i primi 150mila test. La Regione e la Asl Toscana Centro temono che, una volta affidato l’appalto, il governo metta un blocco sulle iniziative delle singole regioni, visti i dubbi della comunità scientifica sui test rapidi e sulle cosiddette “patenti di immunità” per tornare a lavorare su cui permangono ancora molte perplessità. Il rischio infatti è che se il governo dovesse dare una validità epidemiologica solo ai test prodotti dalla ditta vincitrice dell’appalto (sono quattro in tutta Italia), molte cliniche private convenzionate toscane sarebbero escluse, con la possibilità di dover ripetere i test. Non solo: la Regione Toscana vorrebbe scongiurare ad ogni costo questa ipotesi, per evitare di perdere una parte dei 9 milioni di euro già spesi per acquistare un milione di kit.

Un’altra incertezza riguarda chi deve chiamare per prenotare il test. L’ordinanza prevede a farlo possa essere sia il datore di lavoro sia il singolo lavoratore, ma per evitare confusione e per non mandare in tilt i laboratori privati che dovranno fare un check sulle richieste, Assosanità-Confesercenti Toscana chiede che siano solo i datori di lavoro a chiamare i centralini: “I nostri operatori chiederanno loro di inviare una mail con una lista di chi deve essere sottoposto al test e poi saranno comunicati giorno e ora”. In caso di test positivo, i lavoratori dovranno sottoporsi al tampone e, nel frattempo, mettersi in autoquarantena.

Ritardi e centralini infuocati – A metà aprile il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, consigliato dal professore Sergio Romagnani dell’Università di Firenze, aveva deciso di seguire l’esempio del Veneto facendo test e tracciando più persone possibili. Per questo aveva annunciato una campagna da 400mila test sierologici su una popolazione di 3,7 milioni di residenti, a partire dai più esposti – medici, infermieri e operatori sanitari – poi coloro che torneranno a lavorare prima. Oltre ai primi 140mila test che la sanità pubblica sta facendo a sanitari, forze dell’ordine e lavoratori e ospiti delle rsa, questa settimana sarebbe stata quella giusta per i 240mila lavoratori a contatto col pubblico. Domenica, il governatore Rossi ha firmato l’ordinanza che individuava le 16 categorie più a rischio che avranno la priorità (dai negozianti a chi lavora alle Poste, passando per bancari ed edicolanti) ma lunedì mattina i laboratori non erano ancora pronti. Molti cittadini hanno chiamato per prenotarsi ma i kit, pagati 8 euro ciascuno dalla Regione, non erano stati ancora consegnati dalle Asl e in alcuni casi non era ancora stata firmata la convenzione. Dopo le proteste, il governatore della Toscana si è attivato personalmente per velocizzare le procedure: lunedì sera sono stati firmati i contratti mancanti e martedì mattina sono stati consegnati i primi kit fino a mercoledì mattina. Ma i primi test si faranno a partire da giovedì, come ha annunciato Fabio Fanfani dell’Istituto ricerche cliniche di Firenz,e con una media di 200 al giorno. In altre strutture del capoluogo toscano invece si rischia di slittare alla prossima settimana e martedì regnava ancora molta incertezza nei laboratori di Livorno e Pisa.

L’app #acasainsalute – Parallelamente ai test sierologici rapidi in arrivo, la Regione Toscana ha anticipato il governo nazionale anche sulla app per tracciare i pazienti positivi: #acasainsalute è stata sviluppata dal dipartimento di sanità regionale e sarà uno strumento parallelo allo screening di massa. L’app può essere scaricata volontariamente dagli operatori sanitari e forze dell’ordine e funziona così: una volta scaricata, si inseriscono i dati personali scansionando la tessera sanitaria e poi si aggiorna lo status dopo il test. Si possono inserire anche i dati sui propri sintomi e registrare se si è entrati in contatto con casi positivi o sospetti. Non ci sarà alcuna geolocalizzazione, ma sarà registrato solo il posto dove è stato fatto il test. Questo permette di fare un tampone immediato all’utente, anche se il risultato del test sierologico è negativo: serve per risalire in fretta ai contatti e testarli subito.

Twitter: @salvini_giacomo

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