Sospesi dal servizio per aver parlato con i media di una denuncia nei confronti dell’Istituto Palazzolo della Fondazione Don Gnocchi di Milano. È successo ad alcuni dipendenti della cooperativa Ampast che prestavano servizio presso l’Istituto Palazzolo, firmatari di un esposto in cui si chiede ai pm di Milano di indagare “atteso che i comportamenti omissivi e commissivi – è scritto nella denuncia – appaiono cagionare colposamente un’epidemia”.

Sono accuse, queste, che la Fondazione nei giorni scorsi ha respinto con forza definendole “false e calunniose”. Dell’esposto ne aveva parlato ilfattoquotidiano.it in un articolo del 23 marzo scorso. Nel frattempo però alcuni dei denunciati hanno ricevuto una lettera dall’Ampast, che il Fatto ha visionato. È di ieri per esempio quella consegnata ad una dipendente della cooperativa: “Risulta a codesta direzione che la S.V., unitamente ad altri dipendenti e collaboratori, – è scritto nella raccomandata a mano – ha diffuso a mezzo stampa (Corriere della Sera), televisione (Rai, Mediaset, Sky, La7) il testo di una querela sporta nei confronti della nostra azienda e della committente Fondazione Don Gnocchi con l’accusa di aver leso la vostra incolumità. In seguito a tale condotta, la Fondazione ha esercitati, in data 17 aprile 2020, il diritto di non gradimento nei suoi confronti”. “Fermo restando il Suo diritto di tutelare i suoi diritti, nonché il diritto dell’azienda di difendersi, – prosegue la raccomandata – si reputa che la scelta di divulgare le accuse prima ancora che si instauri, sempre che mai si instauri, un procedimento lede l’immagine dell’azienda e della committenza, oltre che minare il rapporto fiduciario con la S.V. e mettere a rischio l’azienda nel rapporto con lo stesso committente”. A questo punto la cooperativa invita la dipendente a “produrre le giustificazioni entro e non oltre il termine di cinque giorni dal ricevimento della presente contestazione”.

Nel frattempo però la dipendente è stata sospesa, anche se con stipendio: “A partire dalla consegna della presente, – si conclude nella raccomandata – lei viene sospesa cautelativamente dal servizio, con diritto di retribuzione, sino a nuova disposizione. Ci si riserva l’adozione degli opportuni provvedimenti, non esclusi quelli di natura disciplinare, all’esito delle giustificazioni o in difetto di loro tempestivo inoltro”. “Si tratta di un provvedimento palesemente illegittimo e ritorsivo. Nel caso la cooperativa erogasse sanzioni disciplinari, queste ultime sarebbero immediatamente impugnate avanti al Tribunale del Lavoro di Milano”, ha commentato l’avvocato Romolo Reboa, che rappresenta i 18 lavoratori firmatari dell’esposto contro la Fondazione.

La fondazione Don Gnocchi in una nota “precisa di aver legittimamente esercitato il proprio diritto contrattuale di ‘non gradimento’ nei confronti della Cooperativa Ampast, ritenendo la presenza di alcuni loro lavoratori all’interno della struttura incompatibile e inopportuna dopo che gli stessi, a mezzo stampa e televisione, avevano espresso giudizi gravi e calunniosi, tali da ledere il rapporto fiduciario con la Fondazione. La Cooperativa, in qualità di datore di lavoro, – conclude la nota – anche a sua propria tutela, ha autonomamente ritenuto di avviare l’iter di contestazione disciplinare, secondo quanto normativamente previsto”.

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