Da una parte c’è stata “una certa inerzia” da parte dei vertici dell’Agenzia di tutela della salute (Ats) e del Pio Albergo Trivulzio, che “si sono attivati con consapevole ritardo“. Dall’altra, i ritardi sono imputabili anche alla Regione Lombardia che non ha “applicato in maniera tempestiva le misure” previste dal governo per tutelare gli ospiti delle residenze per anziani. Sono le accuse contenute nella relazione degli ispettori del ministero della Salute, riportata da Repubblica, su quanto accaduto al Pio Albergo Trivulzio di Milano. La Procura indaga sulla catena di scelte e responsabilità che ha portato i pazienti Covid nelle case di riposo della Lombardia, con tutto quello che questa mossa ha rappresentato in termini di contagio e numero delle vittime. Anche oggi, intanto, i carabinieri del Nas hanno effettuato ispezioni nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) del Pavese e della Bergamasca.

Venerdì il governatore Attilio Fontana si è detto sereno per la maxi-inchiesta, perché “non abbiamo assolutamente sbagliato niente”. Il presidente della Regione più colpita dal coronavirus scarica le responsabilità sull’Ats e ha sottolineato che il provvedimento è stato preso “sulla base delle risultanze tecniche” e ha permesso di liberare “posti in ospedale“. È proprio questo l’errore che gli ispettori ministeriali imputano alla Regione, perché “le azioni di contenimento indicate dal ministero della Salute non sono state applicate in maniera tempestiva e hanno seguito un doppio binario a due velocità”, si legge nella relazione riportata da Repubblica. Mentre si tutelavano gli ospedali, nelle residenze per anziani “non sembra si sia creato un raccordo rapido e il massimo sforzo che sarebbe dovuto avvenire – sottolineano gli ispettori – anche per le caratteristiche di fragilità dei pazienti ricoverati”.

La relazione getta ombra però anche sull’operato dell’Ats e dello stesso Pio Albergo Trivulzio. “Pur consapevoli della fragilità dei pazienti e della necessità di proteggere loro e gli operatori sanitari, si sono attivati con considerevole ritardo“, recita la relazione. Che più nello specifico ricostruisce “l’inerzia dei vertici”, a partire da quella circolare ministeriale del 22 gennaio che dispone l’isolamento dei pazienti positivi in un’area dedicata e raccomanda la fornitura di dispositivi di protezione a tutti gli operatori sanitari. Secondo gli ispettori, passa un mese prima che queste disposizione vengano attuate, mentre “e attività ambulatoriali e i ricoveri sono stati sospesi solo il 13 marzo”. I ritardi che gli ispettori imputano ai vertici proseguono anche dopo questa data. Secondo la relazione riportata da Repubblica, le mascherine risultano distribuite solo il 24 marzo, quando arrivano i primi rifornimenti della Protezione civile.

Gli ispettori confermano quindi i ritardi, ma anche quella che loro ritengono una scelta grave compiuta dalla Regione Lombardia: lo spostamento dei malati Covid nelle strutture per anziani. A loro dire questa decisione ha violato le direttive nazionali: saranno le indagini della Procura a tentare di spiegare di chi sono le responsabilità e quanto questa scelta abbia contribuito a far esplodere la diffusione del coronavirus e aumentato il numero delle vittime.

Proseguono le indagini e proseguono anche le ispezioni dei Nas in Lombardia. L’Eco di Bergamo riporta delle visite dei carabinieri nelle Rsa bergamasche per “creare una lista di strutture da sottoporre eventualmente alla Procura“. Un’altra ispezione alla residenza per anziani “La Certosa di Pavia”, nella frazione Samperone del comune di Certosa (Pavia), dove dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus si sono registrati 33 morti. La Rsa, gestita dal gruppo Korian (che fornisce assistenza ad altre 44 strutture in Italia), ha 120 posti letto. Attualmente sono ospitati 86 anziani e buona parte del personale è a casa in malattia, in attesa di poter effettuare il tampone per rientrare al lavoro. Il Giornale di Brescia riferisce invece di un incontro avvenuto tra il direttore di Ats Brescia, i Nas e i vertici della Procura che hanno aperto nove inchieste e che vogliono fare luce sui decessi nelle Rsa: in Provincia sono 168 le morti accertate Covid e più di 500 complessivamente.

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