Nel bel mezzo della più grave crisi sanitaria ed economica della storia la Commissione Ue si ricorda che c’è un pianeta da salvare. Ma, forse per la giustificata fretta, assegna il compito a Blackrock, il gruppo statunitense dell’asset management, che ha partecipazioni significative in tutti i maggiori inquinatori del mondo e quasi sempre vota contro le risoluzioni a favore dell’ambiente. La “roccia nera” dovrà vigilare sulla corretta integrazione di criteri di sostenibilità ambientale nelle strategie del sistema bancario europeo. Per farlo riceverà un assegno da 280mila euro, spiccioli, ma il valore di questi incarichi trascende ampiamente i risvolti economici.

Il gruppo gestisce 7mila miliardi di dollari e ha partecipazioni nel settore dei combustibili fossili per quasi 90 miliardi di dollari. Praticamente non esiste consiglio di amministrazione di una grande compagnia petrolifera in cui non sieda un suo rappresentante. Tra le principali partecipazioni ci sono ad esempio il 4,8% di Chevron e ConocoPhilips, il 4,5% di Exxon Mobil e il 5% di Petrobras.

Come ricostruito dal quotidiano britannico The Guardian il gruppo controlla indirettamente oltre 3 miliardi di barili di greggio, 1300 tonnellate di carbone e e 622 miliardi di metri cubi di gas. Ma questo sarebbe il meno, e comprensibile per il primo asset manager al mondo che nell’interesse dei suoi clienti ha investimenti in tutti i settori. Il problema è che sinora Blackrock non ha mai usato il suo immenso potere per favorire l’adozione di decisioni concrete a favore dell’ambiente.

Nel corso del 2019, durante le assemblee degli azionisti ha votato a favore di appena 6 risoluzioni pro ambiente su 52. Nel 2018 si è espresso a favore di impegni più stringenti nella lotta ai cambiamenti climatici in un solo caso su 5. Nel 2017 solo nel 17% dei casi. Tra il 2015 e il 2019 si è opposto all’80% delle mozioni che spingevano per più attente politiche ambientali. È il dato più basso tra i grandi asset manager di tutto il mondo.

Nel frattempo le emissioni di Co2 dei gruppi partecipati da BlackRock hanno continuato a salire. Dal quando nel 2015 è stato siglato l’accordo di Parigi per il contenimento dei gas serra, sono cresciute del 38%. Nel frattempo il colosso statunitense ha cercato però di rifarsi una verginità ecosostenibile. Il numero uno Larry Fink (che ha appena ottenuto un aumento di “stipendio” del 5% superando i 23 milioni di dollari l’anno) si è presentato al World Economic Forum dello scorso gennaio annunciando un rinnovato impegno a favore dell’ambiente. A quanto pare Bruxelles ci ha creduto. Il tempo ci dirà si è si tratta di una fiducia ben riposta o se la Commissione ha messo Dracula a capo dell’Avis.

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