L’occasione che ogni calciatore aspetta arriva a Ezio Vendrame nel novembre 1974. Dopo tre buone annate in Serie A con il Vicenza, lo cercano squadre di prima fascia. È già a Milano per firmare con l’Inter, quando lo acquista il Napoli. Lo vuole l’allenatore Vinicio che l’anno prima lo ha visto giocare ed è rimasto impressionato dalla sua classe. Vendrame è un classico 10, tecnica e fantasia. Vinicio ha in mano una squadra di ottimi calciatori la cui somma è superiore al totale degli addendi.

Fa un calcio moderno, dove tutti corrono e si muovono insieme. Sono i primi esperimenti nel nostro campionato della zona e di un calcio che richiama quello olandese. Gestisce però all’italiana lo spogliatoio e a Capodanno tutti i calciatori sono invitati nella sua casa al Vomero. Ma a Ezio le feste di Natale lo intristiscono da quando le passava nell’orfanotrofio friulano dove è cresciuto. Non ci va. In quella stagione magica e sfortunata per il Napoli (arriverà secondo), Vendrame disputerà solo tre partite. Ad un certo punto Ezio preferisce non sedersi nemmeno più in panchina perché Se mi mandi in tribuna, godo, che è poi il titolo di un suo bellissimo libro autobiografico, uscito per Biblioteca dell’immagine nel 2002.

Vendrame diventerà infatti, a carriera conclusa, un autore di libri (anche poesie) sincero, sensibile e graffiante. Raccontava come la sua camera all’Hotel Majestic di Napoli fosse sempre piena di donne e che il cameriere una mattina, portandogli la colazione, gli disse: “Mannaggia la Maronna, che cazz’ tieni, nu cazz’ e fierro?”. In quell’albergo, oltre a tante belle ragazze, conosce una persona che gli cambia la vita. Marcello Micci, ristoratore romano che ama il calcio e la poesia, diventa suo amico. Gli parla in continuazione di Piero Ciampi, il cantautore livornese. “Vieni da me che te lo presento”. È un colpo di fulmine, nel 1975 per certi versi finisce la carriera da calciatore e inizia quella del Vendrame artista.

L’amicizia tra Piero e Ezio è pura, due anime affini che si annusano e si riconoscono. Vendrame va a giocare a Padova e ritorna a vivere a Vicenza, lui che è nato a Casarsa della Delizia. Ma Vendrame non ha più le motivazioni per giocare. Lega soprattutto con il compagno Pino Lazzaro. Una sera lo porta al Derby di Milano proprio a vedere Ciampi, che insieme ad altri artisti tiene un concerto. Al bis tutti cantano una canzone. Piero invece al microfono se la cava con una parola sola: “Amatevi”. Una domenica pomeriggio Ciampi arriva a Padova solo per fare una sorpresa a Ezio, non si annuncia ma si presenta all’Appiani. Le tribune dello stadio sono a ridosso del terreno di gioco, sembrano quasi essere sulla linea del campo. Ezio durante la partita lo riconosce. Ferma il gioco per un attimo, c’è da salutare un amico.

Piero apprezza, sorride. Quella di Vendrame all’Appiani sembra una performance artistica, una provocazione concettuale. Nel 1979 Ciampi va a trovarlo per l’ultima volta, Ezio è al Marco Polo ad aspettarlo sorridente per portarlo a casa sua. Da lì a Pordenone sarà un viaggio lunghissimo, malgrado i chilometri effettivi siano meno di 100. Ciampi deve fermarsi a bere nei bar che trovano per strada. Ormai da anni è irrecuperabile, ma Ezio continua a volergli bene. Sopporta i demoni di un’anima fragile. “In questo fottutissimo imbroglio tra la vita e la morte, i miei calli al cuore sono tutte le volte che mi sono battuto”, è uno degli aforismi fulminanti di Vendrame. Poche settimane dopo, il 19 gennaio 1980, in un ospedale romano il cuore di Piero Ciampi smette di battere. Il suo ultimo desiderio: ricevere in dono un fiore e un bicchiere di vino fresco. Per Vendrame è un colpo tremendo, mentre si sta trascinando ancora sui campi dei dilettanti. Vendrame coltiverà allora la passione per la scrittura, pubblicando alcuni libri di successo, alcuni con grossi editori. Nel 2005 si lascia affascinare dalla sua figura anarchica e scapigliata anche Paolo Bonolis, che quell’anno scrive e conduce il Festival di Sanremo. Vendrame come opinionista su Rai 1 non sembra a suo agio. Si fa coinvolgere in una polemica, abbastanza sterile, con Gigi D’Alessio. Da quel momento dirada le apparizioni in pubblico, non risponde quasi più al telefono ai giornalisti sportivi, nemmeno ai più cari. Al cellulare le eccezioni sono soprattutto per musicisti e poeti. Negli ultimi anni si è avvicinato molto al cantautore Filippo Andreani, partecipando come ospite in una sua canzone dell’ultimo bellissimo disco Il Secondo Tempo. Andreani lo ha sentito l’ultima volta solo due giorni fa, oggi è molto triste per la scomparsa a 72 anni dell’amico. E come lui tutti quelli che nel gioco del pallone cercano ancora un briciolo di poesia.

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