Un passo indietro sulla plastic tax “per evitare il tracollo delle aziende”, la richiesta inoltrata alla Commissione europea da parte dei parlamentari di Fratelli d’Italia di rinviare il Green deal fino al termine dell’emergenza legata al Covid-19, ma anche l’ipotesi di un condono edilizio avanzata dal leader della Lega, Matteo Salvini, e una circolare firmata dal ministero dell’Ambiente con cui si forniscono indicazioni a Regioni e Province autonome affinché scelgano lo strumento “dell’ordinanza contingibile e urgente” per disciplinare forme speciali di gestione dei rifiuti. Sono diversi i temi ambientali ‘sospesi’ a causa della pandemia, tra proroghe e ordinanze di emergenza. E se alcune proposte avanzate, sono già state accantonate, per altre la questione è tutt’altro che chiusa.

IL NODO DELLA PLASTIC TAX – Tra i 75 emendamenti al decreto Cura Italia ritenuti improponibili per estraneità alla materia da parte della presidenza della commissione Bilancio del Senato (su oltre mille presentati), per esempio, c’è quello che prevedeva uno stop alla plastic tax chiesto dalla Lega. “Rinnovo l’appello al governo per abolizione o almeno sospensione di due tasse (l’altra è la sugar tax)”, ha dichiarato Salvini, secondo cui “non portano vantaggi all’ambiente” e “ingiuste prima, sarebbero disastrose oggi se venissero applicate, da luglio prossimo, come prevede la legge (un esborso di 45 centesimi di euro al chilogrammo con l’esclusione di alcune tipologie, come plastica riciclata e compostabile, ndr)”.

GLI APPELLI DELLE AZIENDE – Luca Busi, amministratore delegato di Sibeg, azienda che imbottiglia Coca-Cola per la Sicilia, nei mesi scorsi ha più volte manifestano le proprie preoccupazioni per “lockdown e blocco di bar, ristoranti, pub e attività commerciali, crollo della domanda, 319 lavoratori in cassa integrazione dal 23 marzo, sfiducia e perdita di liquidità”. Unionplast, la Confindustria delle imprese trasformatrici delle materie plastiche, ha scritto al premier Giuseppe Conte ricordandogli le parole da lui stesso pronunciate sulla sicurezza dei prodotti alimentari dei supermarket, protetti da “polistirolo e pellicola trasparente”. Anche Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche ha chiesto di sospendere subito sugar e plastic tax. Sulla carta – almeno per ora – non ci sono cambiamenti: la plastic tax dovrebbe scattare a luglio. Ma il condizionale è d’obbligo, l’emergenza Covid19 rende difficile prendere posizioni di totale chiusura.

LE POSIZIONI DI APERTURA – Lo dimostrano le dichiarazioni della ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, secondo cui “l’allarme lanciato dalle associazioni delle imprese va accolto con molta attenzione. Non è proprio il caso adesso di far scattare nuove tasse”. E poi ci sono le parole pronunciate dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “L’importante è far ripartire il Paese: se serve si fa, se non serve non si fa, se si deve sospendere si sospende. Io ho una visione molto laica, azzerando il concetto ideologico che non ho mai avuto”. Le cose, almeno per il momento, hanno preso una certa strada. Ma che il dibattito sia ancora aperto lo dimostra la reazione di Assobibe. Che pur comprendendo i motivi tecnici che hanno reso “estranei alla materia” gli emendamenti su sugar e plastic tax, “confida che provvedimenti per fermare le due tasse siano inclusi nel prossimo decreto”. E ancora: “Accogliamo con speranza l’apertura mostrata da diversi membri del governo, come i ministri Costa e Bellanova, considerando che gli effetti del coronavirus sul tessuto imprenditoriale hanno già causato una perdita del 40% del fatturato e mettono a rischio 80mila posti di lavoro in tutta la filiera”.

I SOSTENITORI DELLA TASSA – Ma dall’altra parte del fronte c’è chi dichiara sia inaccettabile “sfruttare opportunisticamente la situazione emergenziale per tutelare gli interessi industriali dei produttori di plastica usa e getta, considerando che i dispositivi medici sono esclusi dalla plastic tax”. Lo afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. Per l’associazione ambientalista “la pandemia ci insegna che non bisogna aggravare il degrado ambientale del nostro Pianeta, come contribuisce a fare l’inquinamento da plastica”. E ricorda che, secondo stime recenti, la produzione di plastica quadruplicherà i volumi attuali entro il 2050 e sarà responsabile del 20% del consumo mondiale di combustibili fossili. “È necessario non tornare indietro”, spiega Ungherese. Alla stessa conclusione giungono anche i parlamentari Rossella Muroni (LeU) e Lorenzo Fioramonti (Gruppo Misto), secondo cui “rimangiarsi la plastic-tax nell’emergenza coronavirus sarebbe un errore madornale”. “Capiamo la riflessione aperta nel governo sulle misure che possono aiutare il Paese a ripartire – aggiungono – ma sospendere o cancellare la plastic-tax sarebbe un clamoroso ritorno al passato. Sbaglia chi nella maggioranza ha la tentazione di cedere. Tanto più che una tassa sulla plastica monouso fatta bene, modulata e che escluda i prodotti compostabili, in plastica riciclata e presidi sanitari, è giusta perché orienta la produzione e i consumi verso stili di vita più sostenibili”.

LA QUESTIONE DEI RIFIUTI – E poi c’è la grande questione dei rifiuti. Un’emergenza nell’emergenza, visto che con la pandemia in corso nessuno dei Paesi a cui normalmente affidiamo i nostri rifiuti si sognerebbe mai di riceverli e visto che occorre ora gestire anche quelli potenzialmente infetti. Il problema si pone soprattutto per il plasmix, la quota di plastiche eterogenee spesso avviate a incenerimento perché difficili da separare. Stanno venendo a galla i problemi del nostro Paese, legati alla circolarità e a una scarsa autonomia di smaltimento. Dopo l’Associazione per il riciclo delle materie plastiche (Assorimap), giorni fa anche Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta ed il riciclo degli imballaggi di plastica, ha scritto a Conte e Costa per sollecitare misure in risposta all’emergenza creata dal blocco delle industrie. Il rischio? La sospensione dei servizi di raccolta differenziata e la saturazione degli stoccaggi sia di impianti di riciclo sia di termovalorizzatori. I limiti sono in mano alle Regioni. Così, se pochi giorni fa il ministro dell’Ambiente ha presentato il tanto atteso decreto End of Waste per la gomma riciclata dei pneumatici fuori uso, ha anche firmato un circolare con indicazioni in merito alla “criticità nella gestione dei rifiuti per effetto dell’emergenza Covid-19”, con la quale si suggerisce a Regioni e Province autonome di scegliere “lo strumento dell’ordinanza contingibile e urgente, per disciplinare forme speciali di gestione dei rifiuti sul proprio territorio”. Si dà la possibilità, così, di intervenire sulle capacità e sulla durata di stoccaggio e deposito temporaneo dei rifiuti, ma anche (in deroga alle autorizzazioni rilasciate) sulle capacità di smaltimento degli inceneritori (si potrà raggiungere la capacità termica massima valutata) e delle discariche esistenti. “Accanto all’esigenza reale di soluzioni specifiche per lo smaltimento di rifiuti potenzialmente infetti provenienti da cittadini positivi al virus e in isolamento domestico, la circolare ad hoc emanata dal ministero dell’Ambiente va oltre”, spiega Rossella Muroni a ilfattoquotidiano.it, secondo cui “se, limitatamente alla fase di emergenza, può essere necessario aumentare la capacità di stoccaggio e trasferenza dei rifiuti, non si sentiva invece il bisogno di intervenire sui termovalorizzatori. Si usa l’emergenza per allargare le maglie”.

IL CONDONO? COSTA: “NON SCHERZIAMO” – Muroni ricorda anche un altro tema di cui si è parlato in questi giorni: il condono edilizio. La ricetta di Salvini: “Proponiamo la ‘pace edilizia’ che preveda l’azzeramento di ogni contenzioso in ambito edilizio con comune, sovrintendenza e Regione: si paga il pregresso. Lo stato incassa, il cittadino è libero, e si riparte”. Per Muroni e Fioramonti sono “irricevibili le false soluzioni spacciate dalla destra italiana che, con la Lega, propone vergognosi condoni edilizi e fiscali e con FdI chiede di dirottare tutte le risorse dal Green deal europeo all’emergenza”. Su questo fronte, però, il ministro dell’Ambiente lascia pochi margini di discussione. Nel corso di una videoconferenza dedicata ai temi ambientali, sul condono Costa ha puntato i piedi: “Non scherziamo proprio. Questo è il momento della ripartenza economica. Noi abbiamo da rispondere ad altri tipi di domande”. Per il ministro il post-emergenza coronavirus sarà “un’occasione di rilancio green del Paese”. E ha assicurato: “Non ci sarà nessuna deroga ai limiti sull’inquinamento”, ma piuttosto “un aiuto concreto” a imprese e cittadini, per esempio attraverso il sistema del credito di imposta e degli ecobonus “entrambi non inferiori al 90% e con un ristoro del capitale più rapido, massimo di cinque anni rispetto ai 10 attuali”.

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