Noi siamo in quarantena da tre settimane e di sera, in tv, vediamo partite di calcio con decine di migliaia di tifosi. In Europa. E non ci pare vero che fuori dai nostri confini stiano ancora sottovalutando così tanto il pericolo della diffusione del coronavirus.

Ma era successo anche qui da noi. Mentre il Basso Lodigiano veniva messo in quarantena dopo il primo caso a Codogno e l’incremento dei contagi nei nostri paesini, a Milano si continuava a fare la vita di sempre. E mentre gli ospedali milanesi e delle principali province lombarde hanno iniziato ad andare in sofferenza per il boom di ricoveri, nel resto d’Italia si andava a sciare, a fare l’aperitivo, o qualsiasi altra normalissima attività .

A Casalpusterlengo non ci sono mai stati così tanti manifesti funebri come in questi giorni. Una vicina di casa ha detto: “Non sanno neanche più dove attaccarli”. E non ha torto. Per una normale influenza, qui, non abbiamo mai visto così tanti decessi.

A quelli che sono un po’ agitati perché iniziano da ora a sperimentare i divieti che prima erano solo della zona rossa, dico: state tranquilli. Se non avete problemi di salute o sintomi sospetti, dedicate un po’ di tempo a voi stessi, alla vostra famiglia. Si spegnerà la frenesia che anima tutte le vostre vite. Ci saranno tante preoccupazioni, è normale, ma cercate di apprezzare le cose più essenziali della vita, quelle che si danno per scontate. E comunque, se sarete a casa vostra, ritenetevi fortunati.

Perché chi è veramente in difficoltà non siete voi. Ma chi si trova su una barella in un corridoio d’ospedale, in attesa di un respiratore. Chi è in rianimazione e non può vedere i propri cari. Chi invece in ospedale ci lavora, fino allo sfinimento, perché arrivano in continuazione persone in condizioni serie.

Per fortuna, non ci sono solo cattive notizie che arrivano durante queste giornate; alcune volte ci possono essere delle piccole sorprese, che magari possono sembrare banali, ma in situazioni come queste fanno addirittura emozionare. Come quella che ci hanno fatto oggi gli allenatori di basket di mio figlio: non ci vediamo da tre settimane e hanno organizzato, tramite la chat dei genitori, una piccola challenge con canestro “casalinga” per i nostri piccoli cestisti.