In ventimila, semplici tifosi e star dello sport, sono arrivate allo Staples Center di Los Angeles per la cerimonia pubblica di ultimo saluto a Kobe Bryant e sua figlia Gianna, morti insieme ad altre 7 persone nell’incidente in elicottero del 26 gennaio sulle colline di Calabasas. Il palco da cui parleranno gli invitati nell’evento denominato A celebration of life, è circondato da 35mila rose rosse.

Nell’arena che per quasi 20 anni è stata il palcoscenico della stella Nba sono presenti il suo coach Phil Jackson, le leggende dei Lakers Magic Johnson, Kareem Abdul Jabbar, Jerry West, Byron Scott, James Worthy. Allo Staples sono arrivate anche la moglie di Kobe e madre di Gianna, Vanessa Lane Bryant, insieme alle figlie, tutte accolte da una standing ovation. Per loro si tratta della prima uscita pubblica dal giorno della tragedia, forse causata dalla nebbia. La moglie Vanessa, visibilmente emozionata, ha ricordato la figura del marito e della figlia in un lungo discorso salutandoli: “Non potevano non andarsene insieme. Tu pensa a lei, noi siamo sempre il team migliore”.

La cerimonia è stata aperta da Beyoncé che è stata la prima artista a cantare sul palco dello Staples, dando il via alla serata in onore del cinque volte campione Nba. “Sono qui perché amo Kobe”, ha detto prima di cantare la canzone XO di John Mayer, la preferita di Bryant, poi seguita da Halo. Poi è stato il momento di Jimmy Kimmel, conduttore dell’ABC. “Siamo riuniti nell’edificio dove abbiamo festeggiato alcuni dei momenti più belli della vita sportiva di Kobe”, ha esordito ricordando che i proventi dei biglietti “andranno alla Mamba Foundation, un fondo che lavora per aiutare lo sport giovanile nelle comunità più svantaggiate”.

Tra i più noti umoristi di talk show più seguiti d’America, e anche un grande tifoso dei Lakers, Kittel ha ricordato dal palco dello Staples tutte le 9 vittime, non solo Kobe e Gianna, definendo l’evento “una giornata triste ma anche la celebrazione di una vita”. E ha concluso il suo intervento con un inconsueto invito a “fare come si fa durante le messe cattoliche, la religione dei Bryant, e a scambiarvi un segno di pace abbracciando, stingendo la mano a chi vi sta accanto”.

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