C’è una novità che potrebbe rappresentare una svolta nella vicenda di Patrick George Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna arrestato all’aeroporto del Cairo lo scorso 7 febbraio mentre tornava a casa per trascorrere un breve periodo di vacanza. Secondo diverse fonti sentite da Ilfattoquotidiano.it è stata fissata per sabato prossimo un’udienza di appello presso il tribunale del riesame di Mansoura che si pronuncerà sulla richiesta di revisione del provvedimento di custodia cautelare di 15 giorni inflitta sabato scorso al giovane ricercatore. A ottenere la calendarizzazione dell’udienza, che in caso di esito positivo potrebbe far terminare in anticipo la detenzione di Zaki, è stato il suo avvocato.

La famiglia e i legali hanno accolto questa notizia positivamente perché in Egitto il riesame non viene quasi mai consultato, in particolare nei casi che vedono coinvolti detenuti politici, per i quali la custodia cautelare in attesa di processo può venire rinnovata più volte e per molto tempo. I capi d’accusa contro di lui, infatti, sono cinque, tra cui “tentativo di rovesciare il regime, uso dei social media per danneggiare la sicurezza nazionale” e “propaganda per i gruppi terroristici e uso della violenza”.

L’autorità giudiziaria, inoltre, ha disposto il trasferimento di Zaki nella stazione di polizia di Talkha, una città del Governatorato di Dakahlia, a circa 120 km a nord-est del Cairo e a pochi chilometri dalla stazione Mansoura 2 dove il giovane ricercatore era fino a oggi detenuto. Si tratta di un commissariato più grande e ritenuto più sicuro, anche se al momento la richiesta degli avvocati è stata quella di tenere Patrick assieme ai detenuti politici e non con i detenuti comuni.

Altra buona notizia per chi chiede la liberazione del giovane studente egiziano è che questo pomeriggio alle 15 i familiari (suo padre, sua madre e sua sorella) hanno potuto incontrarlo per la seconda volta. “Patrick sta bene e non ha ricevuto ulteriori maltrattamenti da parte della polizia”, affermano diverse fonti vicine alla famiglia a Ilfattoquotidiano.it. Al momento sia i parenti che i legali hanno scelto di tenere un basso profilo, in attesa che il giudice si pronunci sciogliendo la riserva sulla custodia cautelare.

Su questo punto, comunque, la cautela è d’obbligo: l’udienza del riesame rappresenta senza dubbio un primo segnale importante, dopo che nei giorni scorsi numerose manifestazioni in Italia e all’estero hanno contribuito a tenere alta l’attenzione sul caso. Dopo la dichiarazione del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, e la dura presa di posizione dell’Università di Bologna, ateneo dove Zaki frequenta un master in gender studies, anche Amnesty International in mattinata è tornata a chiedere l’immediata liberazione del giovane: “Riteniamo che Patrick George Zaki sia un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media”, ha scritto l’organizzazione per i diritti umani che ha contemporaneamente inviato una lettera all’ambasciatore egiziano a Roma esprimendo “forte preoccupazione” per la situazione di Patrick.

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