Missione compiuta: l’astronauta Luca Parmitano è tornato sulla Terra, dopo sei mesi nello spazio per la missione di ricerca “Beyond”, la seconda della sua carriera. Il viaggio di ritorno verso la Terra è avvenuto a bordo della navetta Soyuz, insieme al collega russo Alexander Skvortsov e a Christina Koch della Nasa: poco dopo le dieci (ora italiana) ha toccato il suolo in Kazakistan, in una steppa di neve bianca. L’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea appena uscito dalla capsula appariva in buone condizioni e sorridente. Appena uscito, ha telefonato ai suoi familiari a casa. La missione, partita lo scorso 20 luglio, “è stata straordinaria”: questo il primo commento di Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana.

La capsula è atterrata in posizione verticale e i tre astronauti sono stati aiutati a uscire dalle squadre di soccorso. La prima a uscire è stata Christina Koch, della Nasa, che porta a casa il suo record di permanenza continuativa di 328 giorni; quindi è stata la volta del comandante della Soyuz Alexander Skvortsov, anche lui in buone condizioni, e poi quella di Luca Parmitano che, non appena fuori dalla capsula ha salutato sorridente. I tre astronauti adesso avranno bisogno di riprendersi dal viaggio di rientro e riabituarsi alle condizioni “fisiche” della vita sulla Terra.

Dopo la separazione dalla Stazione Spaziale Internazionale, avvenuta regolarmente poco prima delle 7:00, la navetta ha percorso due orbite e quindi ha cominciato la manovra di rientro. Alla quota di circa 120 chilometri la navetta ha frenato bruscamente per rallentare la sua corsa e questo punto il modulo di rientro nel quale hanno viaggiato i tre astronauti, protetto da uno scudo termico, si è sganciato dal modulo orbitale e da quello di servizio, destinati a distruggersi nell’impatto con l’atmosfera. Una fase delicata e complessa: a quel punto la navetta Soyuz si è girata nella posizione corretta, in modo da essere protetta dallo scudo termico dalle altissime temperature, che possono raggiungere 1.600 gradi nel momento in cui la navetta attraversa l’atmosfera. Durante la frenata gli astronauti sono stati letteralmente “schiacciati” sui sedili da una forza di gravità pari quattro o cinque volte quella terrestre. Poi si sono aperti i paracadute secondari, che hanno ulteriormente frenato la navetta per rendere meno brusco l’impatto con il suolo, e l’accensione dei retrorazzi ha ulteriormente risotto la velocità di impatto a circa 5 chilometri orari.

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