Mancano ormai poche ore alle 23 britanniche, la mezzanotte in Italia. È in corso il conto alla rovescia in vista dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Una situazione “eccezionale”, l’ha definita il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Un giorno emotivo, ma il nostro lavoro va avanti”, ha invece dichiarato il capo negoziatore di Bruxelles, Michel Barnier. Mentre oltremanica si attendono le 22 locali, quando il primo ministro, Boris Johnson, chiederà in un discorso alla Nazione di cogliere un’“opportunità storica” e all’opinione pubblica di aiutarlo a “liberare tutto il potenziale di questo Paese e far salire di livello l’intero Regno Unito”.

Sull’edificio di Downing Street che ospita la residenza del premier sarà installato temporaneamente un display con il conto alla rovescia, mentre i Conservatori al governo hanno organizzato uno spettacolo di luci e altri eventi, così come l’evento del Brexit Party a Parliament Square, ribattezzato Brexit Celebration. “Il nostro lavoro come governo, il mio lavoro, è quello di unire questo Paese e spingerci avanti – dirà Johnson, secondo alcune anticipazioni fatte circolare dall’esecutivo – E la cosa più importante da dire stasera è che questa non è una fine, ma un inizio. Questo è il momento in cui il sole sorge e il sipario sale su un nuovo atto, è un momento di vero rinnovamento e cambiamento nazionale”.

Gli europarlamentari del Brexit Party a Bruxelles hanno deciso di salutare il palazzo del Parlamento con una marcia, accompagnati dal suono delle cornamuse e sventolando le Union Jack. “Finalmente questa bandiera torna a Londra”, ha detto l’eurodeputato Jonathan Bullock.

Nelle istituzioni di Bruxelles, invece, c’è un clima tutt’altro che entusiastico. In un intervento pubblicato stamani su diversi media europei, i tre presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio Ue, Ursula von der Leyen, David Sassoli e Charles Michel, hanno dichiarato che l’Unione Europea è “pronta ad essere ambiziosa nel forgiare la relazione futura con il Regno Unito, che da questa notte non sarà più un Paese membro”. Ma i privilegi di cui Londra ha goduto fino a oggi scompariranno: “Quanto stretta sarà la relazione dipenderà da decisioni che devono ancora essere prese – aggiungono – Ma senza essere membri, non si possono avere gli stessi benefici di chi è membro”.

Sassoli: “Da domani inizia una nuova discussione con gli amici britannici”
“È un giorno particolare per l’Europa. Inizia una stagione nuova. Dopo tre anni di discussioni facciamo un bilancio con gli amici britannici. L’Unione europea ha tratto vantaggi, perché si è confermata molto più unita”. Sono le parole che David Sassoli ha voluto dedicare ai cittadini del Regno in una dichiarazione. E mentre Nigel Farage, che da giorni parla di “punto di non ritorno”, e i sovranisti europei festeggiano per la Brexit, il presidente del Parlamento Ue risponde: “Perché tutti vogliono dividere l’Ue? Questa è la domanda delle domande. In un mondo globale senza regole i più deboli sarebbero esclusi e i più forti la farebbero da padrone e questo l’Europa non lo vuole. L’Ue vuole le regole. Qualcuno vorrebbe dividerci perché forse ha paura di un mondo regolato”.

Il Dem sottolinea il ruolo svolto dall’Unione europea a livello comunitario: “Far parte dell’Ue è una grande opportunità per tutti. Nessun Paese europeo, di fronte alle sfide che ci sono, potrebbe farcela da solo. Sicurezza, ambiente, economia, finanza, migrazione. Quale problema un Paese può affrontare da solo? Per questo c’è l’Europa”. E sul futuro assicura che “non ci saranno riferimenti a vecchi modelli, vogliamo suonare una musica orgogliosa, che sappia precisare meglio” gli obiettivi futuri, dare una “prospettiva di cambiamento” e “diminuire le disuguaglianze”.

Von der Leyen: “La forza non sta nello Splendido Isolamento”
La presidente della Commissione europea si dice dispiaciuta di aver perso un ” membro molto pragmatico, con i piedi per terra, chiaro nella sua agenda economica. Non è sempre stato facile, ma tutti i 27 non sono sempre facili”. “Il Regno Unito è un amico con cui abbiamo condiviso molta esperienza e storia. Resteremo Paesi vicini – ha continuato -, vogliamo negoziare l’accordo migliore possibile, perché se guardiamo alla lunga distanza, abbiamo molto in comune”. Ma ricorda che “essere partner non è come essere membri. Vogliamo il miglior partenariato possibile col Regno Unito ma non sarà buono come la membership. Appartenere all’Ue conta. L’esperienza ci insegna che la forza non sta nello splendido isolamento, ma nella nostra unica unione”.

Michel: “Più Gb si allontana, meno accesso avrà al mercato unico”
“L’Ue ha le idee chiare”, ha invece assicurato il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel: “Agenda digitale, green deal, sicurezza, difesa dei valori e delle libertà. Avere le idee chiare non è sufficiente”, ieri con i presidenti Sassoli e von der Leyen nel ritiro a Bazoches abbiamo discusso “di mettere in pratica questi progetti, a corto, medio e lungo termine. Come Ue ci auguriamo di mantenere la relazione la più stretta possibile col Regno Unito, ma dobbiamo essere chiari. Più il Regno Unito deciderà di divergere dagli standard europei, meno avrà accesso al mercato unico”.

A chi ipotizza la disgregazione dell’Ue, dopo il precedente Brexit, Michel risponde che “mantenere l’unità non è mai semplice. Richiede continui sforzi e fiducia. Ma avverto che in Ue c’è sempre di più una volontà comune a lavorare insieme”.

Gove (governo Gb): “Vogliamo relazioni strette con l’Ue”
Da parte del governo di Downing Street, comunque, rimane la volontà di mantenere contatti più stretti possibili, soprattutto in ambito commerciale. E da domani si inizierà a lavorare proprio sui nuovi accordi tra le due parti. “Vogliamo avere le relazioni più ravvicinate possibili con l’Ue” e “un commercio per quanto possibile senza barriere”, ma “abbiamo votato per essere indipendenti” e non per restare “subordinati ai loro giudici, alle loro leggi, alle loro strutture politiche”, ha dichiarato alla Bbc il ministro Michael Gove.

In Scozia, invece, l’esecutivo di Nicola Sturgeon parla di “un momento di profonda tristezza per molte persone nel Regno Unito”. La leader dello Scottish National Party ha parlato di un sentimento “tinto di rabbia”, in un Paese dove la maggioranza “ha votato per restare nell’Ue” e ora può solo “sperare” di vedere rispettata la sua volontà “attraverso l’indipendenza”. Di qui la battaglia per un secondo referendum secessionista, dopo quello del 2014: “Abbiamo il mandato dagli elettori e dal Parlamento scozzese per un referendum, ora il nostro compito è persuadere la maggioranza della gente in Scozia a sceglierla”.

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