Che cosa ha reso Kobe Bryant uno dei più grandi giocatori di basket di sempre? Nel libro Like Kobe-Il Mamba spiegato ai miei figli, l’illustratore Francesco Poroli ha raccontato due anni fa l’ascesa di Black Mamba attraverso le tappe più significative della sua carriera di uomo e di sportivo: da quando da bambino, durante gli intervalli delle partite di papà Joe in Italia, doveva essere trascinato fuori dal campo da mamma Pam, fino alla sua incredibile stagione di addio, un tributo durato un anno campo dopo campo.

Poroli – che ha pubblicato su The New York Times Magazine, Wired e GQ – compie un viaggio fatto di parole e immagini per capire cosa ha reso implacabile e determinato un giocatore che ha rincorso (e raggiunto) la grandezza per tutta la vita: superando le difficoltà, gli infortuni, vincendo e perdendo le sfide che gli si sono poste davanti, mettendosi in discussione senza mai tirarsi indietro. Una fonte di ispirazione come recita la quarta di copertina: “Il punto non è essere Kobe Bryant. Il punto è diventare il Kobe Bryant di se stessi”, recita la quarta di copertina.

Un mix di immagini e parole che ripercorrono il percorso formativo di un ragazzo diventato uomo giorno dopo giorno, per capire come la dedizione e l’amore per la pallacanestro lo hanno trasformato in un’icona mondiale come nessun’altra. Come dimostra il cordoglio mondiale di questi giorni che seguono la sua morte – assieme alla figlia Gianna e ad altre 7 persone – nell’incidente vicino a Los Angeles.

Qui un estratto di Like Kobe edito da Baldini&Castoldi

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Kobe Bryant, “stai volando troppo basso”: l’ultimo dialogo tra il pilota e la torre di controllo prima dello schianto

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