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Come si insegna la sostenibilità ambientale a scuola? Ve lo spiega l’Eni

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Il governo ha annunciato l’ingresso della formazione sui temi ambientali e dei cambiamenti climatici nelle scuole di ogni ordine e grado, ma che a occuparsene sia, tra gli altri soggetti, l’Eni, sembra davvero paradossale.

Eppure, nei giorni scorsi l’ANP (Associazione Nazionale Presidi) e l’Eni hanno annunciato l’avvio di un programma di incontri sui temi della sostenibilità ambientale per la formazione dei docenti delle scuole italiane. In particolare, i seminari riguarderanno i seguenti quattro macro temi: il cambiamento climatico, l’efficienza energetica, i rifiuti e le bonifiche ambientali. Oggi abbiamo scritto una lettera, insieme a Kyoto Club e Legambiente per manifestare tutto il nostro disagio, la sorpresa e la preoccupazione.

Proprio l’Eni, che ha responsabilità non irrilevanti proprio su due dei temi che riguarderanno le attività di insegnamento, “cambiamenti climatici” e “territori da bonificare”, verrebbe chiamata a svolgere un ruolo chiave in questo percorso formativo. Percorso che, invece, dovrebbe essere svolto da soggetti terzi, rappresentanti degli interessi collettivi e non di un’azienda privata che, non solo fa profitti sfruttando i fossili – di cui si dovrebbe ridurre drasticamente il consumo, se vogliamo evitare l’aumento esponenziale delle temperature nel nostro Pianeta – ma che, in questi anni è stata responsabile di grandi impatti ambientali sul nostro territorio.

Basti ricordare, da ultimo, la recente vicenda che ha coinvolto proprio Eni, sanzionata dall’Antitrust per pubblicità ingannevole: in uno spot, infatti, definiva “green” il suo diesel+ altamente inquinante.

Di questo bisognerebbe parlare nelle scuole, perché costituisce proprio un caso studio di comunicazione ambientale, invece viene usata una modifica normativa, in vigore da settembre 2019, per fare pubblicità nelle scuole a un’azienda peraltro così impattante proprio su quegli stessi argomenti. Un po’ come se a fare le campagne anti fumo venisse chiamata la Philips Morris!

Speriamo che l’Associazione Nazionale dei Presidi (ANP) ci ripensi e decida di rivolgersi piuttosto a chi ha maturato una notevole esperienza nel settore dell’educazione ambientale, i programmi didattici non si improvvisano e non si possono affidare ad aziende del settore in causa.

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