Il virus, simile alla Sars, che sta uccidendo in Cina comincia a destare preoccupazioni in tutto il mondo. Pechino ha annunciato di aver registrato la sesta vittima. Per questo l’Organizzazione mondiale della Sanità si riunirà domani e l’Unione europea fa sapere sta seguendo la situazione. Intanto è stato intensificato lo screening medico dei viaggiatori provenienti dal Paese. Sono 77 i nuovi casi di persone contagiate, portando a 291 il totale. L’Istituto nazionale per la salute americano fa sapere di essere già al lavoro per sviluppare un vaccino: il processo, ha annunciato il direttore dell’Istituto americano per le malattie infettive Anthony Fauci, è ancora ai primi passi, e ci vorranno mesi prima di poter iniziare i test.

Nuovi contagi fuori dalla Cina. Le autorità sanitarie cinesi hanno confermato che è possibile la trasmissione da persona a persona, uno sviluppo che significa che la malattia potrebbe diffondersi più rapidamente e in modo più ampio. Cominciano a essere registrati diversi casi fuori dai confini nazionali: dopo i casi in Giappone e in Thailandia c’è stato un primo caso in Corea del Sud, individuato ieri, oggi è stato confermato il primo caso a Taiwan, una donna di 50 Cina rientrata da Wuhan, la città cinese focolaio dell’epidemia, trasferita direttamente dall’aeroporto all’ospedale. Un caso sospetto è stato registrato anche in Australia: secondo quanto riporta la Abc, si tratta di un uomo di ritorno dalla Cina presentava sintomi riconducibili al virus. L’uomo è stato messo in isolamento nella sua abitazione. Secondo le prime informazioni sembra che fosse stato in viaggio a Wuhan. È risultato positivo al test sul nuovo coronavirus il bambino cinese di cinque anni ricoverato mentre si trovava nelle Filippine. Il piccolo, originario di Wuhan è arrivato a Cebu City lo scorso 12 gennaio “per prendere accordi per studiare l’inglese”, ha dichiarato il dottor Ferchi Avelino. Lo stesso giorno è stato confinato in ospedale. Il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie cinese ha reso nota infatti l’identificazione del nuovo coronavirus (2019-nCoV) come agente che ha causato le polmoniti ed è stata resa pubblica la sequenza genomica.

Misure straordinarie negli aeroporti. Cresce dunque l’allerta internazionale, a pochi giorni dal Capodanno cinese, e negli aeroporti sono scattati i controlli con misure di monitoraggio e locandine informative per i viaggiatori. Dal 23 gennaio, all’aeroporto di Roma Fiumicino, il Ministero della Salute ha predisposto l’attivazione di scanner per il controllo della temperatura corporea dei viaggiatori. È prevista anche la compilazione di una scheda che indichi destinazione e percorso dei passeggeri, una volta sbarcati. Intanto, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha convocato il Comitato di emergenza in merito al nuovo coronavirus. Il comitato si riunirà il 22 gennaio a Ginevra per accertare se il focolaio di casi “rappresenti un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale e quali raccomandazioni dovrebbero essere fatte per fronteggiarla”.

Il rischio contagio per il personale sanitario. Preoccupa anche l’ipotesi di un’epidemia tra il personale sanitario. “Secondo le ultime informazioni, 14 operatori sanitari sarebbero stati colpiti dal nuovo coronavirus – osserva Giuseppe Ippolito, direttore scientifico Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani. Sarebbe particolarmente allarmante, spiega, perché aggrava ulteriormente il carico di lavoro delle strutture come “è accaduto già per i virus della Sars e della Mers in Canada e Corea, dove ospedali di alto livello hanno dovuto fronteggiare tali epidemia con enormi difficoltà”. Il pensiero va infatti inevitabilmente all’epidemia di Sars che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), tra il 2002 e il 2003 fece registrare 813 decessi e 8.437 contagi in una trentina di Paesi: anche in questo caso alla base dell’infezione respiratoria era un coronavirus comparso in Cina. “Stiamo seguendo la situazione” del virus cinese “in contatto col Centro europeo di controllo e prevenzione delle malattie (Ecdc). Una riunione con gli Stati membri c’è già stata il 17 gennaio e ne è stata convocata una per domani, dopo una nuova valutazione del Centro” fa sapere un portavoce della Commissione europea. “L’organizzazione mondiale della sanità non ha raccomandato restrizioni sui viaggi, e anche il comitato d’urgenza dell’Oms si riunirà domani”.

“Non è una nuova epidemia di Sars”. I dati che arrivano sono frammentari, si parla di 300 casi ufficialmente confermati del nuovo virus, ma quelli reali sarebbero verosimilmente circa 1700. Un numero “tutto sommato ancora ristretto” ma “seppure sia basso, il rischio che il virus arrivi in Europa esiste”, afferma Rezza. A quanto sembra dagli elementi a disposizione, prosegue, “il nuovo virus sembra essere meno aggressivo e virulento di quello della Sars e questo potrebbe renderlo un po’ più difficile da tenere sotto sorveglianza, perché i casi meno gravi tendono di più a sfuggire dal controllo”. D’altronde, prosegue, “con la Sars furono prese misure molto drastiche, grazie alle quali si è riusciti ad arginare una minaccia globale importante: ovvero restrizioni a viaggi internazionali, che per ora non sono state disposte, controlli dei viaggi in partenza e in arrivo, che sono già stati adottati, e la messa in quarantena dei contatti“. Gli esperti invitano però alla cautela nelle similitudini con la Sars e invitano a non creare allarmismo, sottolineando come si tratti ora di un nuovo ceppo del virus.

L’allarme dei mercati. Intanto le borse soffrono le conseguenze dell’epidemia: il timore per il diffondersi del virus dalla Cina verso altri Paesi sta contagiando i listini europei, che proseguono la seduta in netto calo. I comparti azionari sotto pressione sono quelli del lusso, dell’energia e dei beni di prima necessità, con gli analisti finanziari che temono un impatto sui consumi domestici. In rosso Milano (-1,3%), Londra (-1,1%), Parigi (-1%), Francoforte (-0,4%) e Madrid (-0,8%).