Sono stati segnalati due attacchi simultanei contro l’ambasciata Usa a Baghdad e la base americana Al-Balad, a poche ore dal corteo funebre per il generale iraniano Qassem Soleimani. Rimane alta la tensione in Iraq, a poco più di 24 ore dal raid che ha ucciso uno degli uomini più potenti di Teheran e dopo che in mattinata sono stati celebrati i funerali al grido di “morte all’America“. Le esplosioni, provocate molto probabilmente da razzi, sono avvenute intorno alle 20 ora locale (ore 18 in Italia). Fonti dei canali di Al-Arabiya e Al-Hadath riferiscono che una prima esplosione è avvenuta nella piazza della Celebrazione nel mezzo della Green Zone, mentre una seconda si è verificata vicino all’hotel Babylon sul lato opposto dell’ambasciata americana. Un terzo missile è caduto fuori dalla Green Zone, ferendo 3 civili. A essere violata è stata così la zona verde, area super protetta che era stata chiusa questa mattina in occasione dei funerali. Tre i razzi caduti invece sulla base aerea di Balad, che ospita le forze americane a Nord della capitale. Secondo il comando della base sono rimasti feriti tre soldati iracheni.

Poco dopo Kataeb Hezbollah, fazione filo-iraniana della rete militare irachena Hashed al-Shaabi, ha esortato le truppe irachene ad allontanarsi dalle forze statunitensi nelle basi militari. “Chiediamo alle forze di sicurezza nel Paese di allontanarsi di almeno 1.000 metri dalle basi statunitensi a partire da domenica alle 17 (le 19 ora italiana)”, ha detto il gruppo.

Le prossime ore si annunciano decisive per capire cosa succederà in Medio oriente e non solo. La mossa inattesa del presidente americano, che ha ordinato il raid mortale per Soleimani, ha spiazzato tutti, ed è stata accolta con grande freddezza in Europa. Nel fittissimo giro di telefonate delle ultime ore se ne è accorto il segretario di stato Usa Mike Pompeo, che oggi non ha nascosto la sua irritazione e quella della Casa Bianca. “Francamente sono rimasto deluso dagli alleati europei”, ha confessato in un’intervista a Fox News, “non sono stati così d’aiuto come avremmo desiderato”. Per l’Italia ha parlato oggi il premier Giuseppe Conte, dicendosi preoccupato per i militari italiani, ma ribadendo anche che l’Ue “può avere un ruolo chiave” nella gestione della crisi.

Il corpo del generale e il lutto iraniano – In serata il corpo di Soleimani è stato rimpatriato in Iran, dove sono stati proclamati tre giorni di lutto, al termine dei quali il generale Soleimani sarà sepolto a Kerman. Le sue spoglie verranno inizialmente portate nella città santa di Mashad. La preghiera del funerale verrà condotta a Teheran dall’ayatollah Khamenei, un onore concesso di rado. La lunga celebrazione funebre è iniziata questa mattina in Iraq: il corteo funebre è partito dall’aeroporto Al Muthana di Baghdad e si è diretto verso l’area fortificata della zona verde, dove si trova l’ambasciata americana, mentre la folla dei dolenti agitava bandiere irachene e delle milizie sciite, assieme a ritratti di Soleimani e del leader supremo iraniano, l’aytollah Ali Khamenei. Il convoglio funebre è poi partito verso le città irachene di Karbala e Najaf, fra i principali santuari dei musulmani sciiti.

Usa: “Non ci sono minacce specifiche, ma allarme cyber attacchi” – Il Dipartimento per la sicurezza nazionale americano ha fatto sapere che, al momento “non esiste alcuna specifica, credibile minaccia dall’Iran”. Ma al tempo stesso ha messo in guardia dal rischio di un’ondata di cyber attacchi, con le reti informatiche Usa possibile obiettivo degli hacker di Teheran. Non solo quelle del governo federale, ha spiegato il responsabile per la cyber sicurezza Chris Krebs, spiegando che l’offensiva potrebbe essere su larga scala. “E’ una minaccia che non riguarda solo il governo federale”, ha spiegato Krebs: “Bisogna prestare molta attenzione a tutti i sistemi critici del nostro Paese, ed assicurarsi che ci sia un controllo su tutti gli accessi”. Intanto i democratici oggi hanno accusato l’amministrazione Trump di non avere un vero piano per difendere gli Usa da qualunque tipo di attacco, sottolineando come il dipartimento creato dopo l’11 settembre 2001 per proteggere dal terrorismo è stato riorientato negli ultimi anni sulla lotta all’immigrazione clandestina. E nelle principali città americane – da New York a Chicago, da Los Angeles a San Francisco e Miami – sono state elevate le misure di sicurezza con il dispiegamento di forze di polizia aggiuntive a protezione dei possibili obiettivi.

Gli Stati Uniti hanno anche iniziato il dispiegamento di altri 2800 soldati in Medio Oriente. Secondo quanto ha confermato il Pentagono alla Cnn, le truppe mobilitate fanno parte della Forza di risposta immediata dell’82esima divisione aerotrasportata di stanza Fort Bragg, in Carolina del Nord. I soldati sono diretti in Kuwait. Successivamente i vertici militari decideranno dove vi sarà bisogno di loro. Dopo l’assalto all’ambasciata americana a Baghdad, gli Stati Uniti avevano già inviato sul posto 750 soldati, che si aggiungevano alle 5mila truppe presenti nel paese. Secondo fonti citate dalla Cnn, non sono previsti raid americani contro gruppi filoiraniani in Iraq o in altri luoghi, a meno che non siano attaccati obiettivi statunitensi. L’intelligence di Washington sta intanto cercando di capire se l’Iran intende reagire a breve termine all’uccisione di Soleimani o se preferisce aspettare più a lungo.

Gli attacchi della notte tra il 3 e il 4 gennai – La notte scorsa c’era stato un nuovo attacco nel distretto di Taji, a nord di Baghdad. Secondo i media iracheni, nell’attacco sarebbero stati colpiti due mezzi sui quali viaggiavano esponenti delle Forze di mobilitazione popolare (Hashd al-Shaabi), coalizione di milizie sciite filo-iraniane. In particolare sarebbe rimasto ucciso Shibl al-Zaidi, leader della Kataib Imam Ali, una delle milizie che compongono la coalizione. In una nota, tuttavia, le Forze di mobilitazione popolare hanno smentito la notizia sostenendo che le vittime sono medici vicini al gruppo e che nessun esponente della milizia è rimasto ucciso.

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