Crollo di costruzioni colposo: è questo il reato ipotizzato dalla procura di Genova che, aprendo un altro fronte sul versante delle manutenzioni autostradali, indaga sul crollo di materiali dalla volta della galleria Berté, sull’A26. L’indagine – per adesso a ‘modello 44’, contro ignoti – è partita con il sequestro delle macerie e dell’ondulina finite sul sito autostradale e dall’acquisizione della relazione effettuata dalla Polstrada il 31 dicembre, giorno del crollo. Pare scontato anche che la magistratura voglia acquisire le relazioni degli ispettori della Spea, la società di Progettazioni edili autostradali del gruppo Atlantia che fino a ieri, 1 gennaio, si occupava delle manutenzioni per conto di Aspi. Intanto Spea, come anticipa Il Secolo XIX, ha sospeso i due ispettori che nel 2019 hanno effettuato i controlli nella galleria concludendo che non c’erano criticità che potessero far immaginare quello che è poi accaduto.

Questo è quanto hanno scritto nella relazione e quanto Autostrade per l’Italia aveva comunicato al ministro Paola De Micheli dopo la riunione d’urgenza convocata a Roma dalla stessa titolare del Mit dopo la notizia del crollo. I vertici Aspi, durante la riunione romana, avevano appunto spiegato al ministro che la galleria Bertè aveva recentemente superato positivamente e senza criticità le verifiche condotte da Spea, già nell’occhio del ciclone per la vicenda di Ponte Morandi.

A tutti gli effetti, Spea dall’1 gennaio non si occupa più delle manutenzioni e dei controlli di sicurezza per la concessionaria. Lo stesso ad di Autostrade Roberto Tomasi l’aveva annunciato esattamente un mese fa davanti alla porta degli uffici del Primo Tronco: a occuparsi dei controlli sarà un’ati formata da alcune delle più importanti società di ingegneria italiane come la Proger spa, capofila, la Tecno Lab e la TecnoPiemonte – specializzate nella certificazione di materiali da costruzione la prima e la fornitura di servizi la seconda – e dalla multinazionale francese Bureau Veritas le cui principali attività consistono nell’ispezione, nella verifica e nella certificazioni di infrastrutture per fornire rapporti di conformità. Proprio questo consorzio d’imprese di occuperà del ‘piano galleriè, piano che come promesso dall’ad di Aspi al ministro De Micheli subirà un’accelerazione.

Intanto la ‘Berté’ resta chiusa: i tecnici della procura hanno prelevato e repertato materiale e i tecnici di Aspi stanno eseguendo le verifiche sul resto della volta. C’è lo scambio di carreggiata ma dal 31 dicembre le code sono continue e l’entrata verso Genova del casello di Masone, che serve tutta la valle Stura, è stata chiusa alla circolazione. Chi vuol arrivare a Genova è così obbligato a prendere la provinciale del Turchino.

Articolo Precedente

Venezia, due struzzi a spasso tra calli e ponti: multati i proprietari

next
Articolo Successivo

Samantha Cristoforetti, in un tweet i motivi dell’addio all’Aeronautica. E spunta la parola “disaccordo”

next