“Che il reddito di cittadinanza sia un sussidio che non funziona, lo dice la Guardia di Finanza, ma oramai lo stanno capendo tutti”. Dopo che ieri il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, aveva criticato il provvedimento bandiera del Movimento 5 stelle, oggi è il suo ex leader di corrente che attacca il sussidio varato nel 2019. “Credo che non occorra aver fretta, bisogna lasciare ai Cinquestelle il tempo di metabolizzare il cambiamento. Ma al tempo stesso è arrivato il momento di cambiare quel meccanismo. Con un’altra politica: al Sud bisogna aprire cantieri, anziché continuare a dare sussidi”, dice Matteo Renzi, intervistato dalla Stampa.

All’ex premier replica un altro ex esponente del Pd, Roberto Speranza. “Il reddito di cittadinanza è una risposta ai bisogni del pezzo più fragile del nostro Paese. Ridicolizzarlo, come spesso si fa, non ha senso. Certo va rafforzata la parte relativa all’inserimento nel mondo del lavoro che è ancora insufficiente. Poi vanno create le condizioni per attrarre investimenti, soprattutto al Sud, in modo da generare più lavoro e ben retribuito. Il senso della misura, però, va nella direzione giusta e metterla in discussione oggi genera solo confusione”, dice il ministro della Sanità al Gr1. “Abbiamo deciso di non cancellare in questa manovra, il reddito di cittadinanza e quota 100 – aggiunge il leader di Leu – e credo che possano essere modificate e migliorate. Il vero lavoro che va fatto è che il reddito di cittadinanza diventi non solo una misura di sostegno per chi è rimasto indietro,ma anche un percorso capace di riportare le persone nel mercato del lavoro”.

Nell’intervista alla Stampa Renzi non parla solo di reddito di cittadinanza, ma anche di altri temi legati al futuro del governo. A cominciare dalla tenuta dell’esecutivo: l’ex premier, chiede il giornalista, scommetterebbe un milione di dollari sulla conclusione naturale della legislatura? “Tutta la partita oggi è in mano al Governo e alle forze politiche della maggioranza: se sono seri e lucidi, si fa un programma serio e si arriva al 2023. Piano Shock, riduzione tasse, investimenti sulla famiglia. Meno populismo, più cantieri. Lo saranno? Non so, al momento direi che c’è il 50% di possibilità di arrivare fino in fondo“, risponde Renzi. Che parla anche della verifica di maggioranza: “La cartina di tornasole – dice – per capire se davvero si fa sul serio è il Piano Shock per le infrastrutture: non porteremo slide, ma un vero e proprio testo di legge. Si tratta di sbloccare 120 miliardi di euro per scuole, ponti, dissesto, strade, ferrovie”. Su Conte concede: “Quando ho sentito il Presidente del Consiglio spiegare che in questi mesi ha dovuto rimediare ai disastri fatti dal Governo precedente, ho molto apprezzato. Mi pare un sussulto di consapevolezza tardivo ma realistico. Adesso si tratta di capire se il Conte 2 sia davvero cambiato rispetto al Conte 1”.

Per Renzi, comunque, il presidente del consiglio resta un “premier d’emergenza, di una situazione d’emergenza. Stiamo tutti cercando di aiutarlo e dargli una mano. Ma abbiamo idee diverse sul futuro”, dice riferendosi al Pd e a Nicola Zingaretti. “Se pensano che Conte possa essere il riferimento del mondo progressista, prendo atto. Per noi non è così”, aggiunge. Sulla giustizia il leader di Italia viva è tornato ad attaccare la riforma della prescrizione, definendola “un obbrobrio, e minacciando ancora una volta gli alleati. “O il Guardasigilli Bonafede capisce che deve cambiare approccio, oppure saremo molto presto ‘costretti a votare assieme a Forza Italia: in Senato c’è già una maggioranza favorevole al ritorno alla normativa a suo tempo voluta dal ministro Andrea Orlando. Credo che il Pd non possa che essere favorevole”.

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