La mafia dei pentiti, un clan composto da collaboratori di giustizia. È quello che hanno scoperto gli investigatori della squadra mobile coordinati dalla procura di Messina di Maurizio De Lucia. È nella città dello Stretto che erano tornati cinque ex pentiti di mafia. Avevano ricostruito la cosca, si sono armati e hanno ripreso il controllo del territorio dedicandosi agli affari illeciti di sempre: estorsioni e traffico di droga. Oggi sono finiti in manette.

L’inchiesta ha portato a quattordici misure cautelari in totale – 13 in carcere e una di arresti domiciliari – ed è nata un anno fa quando la polizia ha scoperto che un gruppo di ex pentiti messinesi, protagonisti di spicco dei clan negli anni ’80 e ’90, erano tornati in città dopo aver espiato la pena e aver concluso il percorso di collaborazione.

Si tratta degli ex pentiti Nicola Galletta, Pasquale Pietropaolo, Salvatore Bonaffini, Gaetano Barbera. In cella anche Cosimo Maceli, factotum di Galletta e Vincenzo Barbera, fratello di Gaetano. Sono tutti accusati di associazione mafiosa. Al quinto ex collaboratore di giustizia arrestato, Antonino Stracuzzi, viene contestato invece solo il reato di detenzione di armi aggravato dalla mafia.

Galletta, Bonaffini, Pietropaolo e Maceli rispondono anche di associazione finalizzata al narcotraffico. Stesso reato è contestato a Orazio Bellissima, che teneva i rapporti coi fornitori di droga, anche lui finito in cella. Arrestati anche personaggi della malavita locale come Giuseppe Cutè, Angelo Arrigo, Alberto Alleruzzo, Michele Alleruzzo, Stellario Brigandì e Giovanni Ieni, quest’ultimo ai domiciliari: a loro vengono contestati diversi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti.

Il personaggio chiave dell’inchiesta coordinata della Dda di Messina è l’ex pentito Nicola Galletta, killer del clan di Giostra, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Letterio Rizzo, boss ucciso nel 1991. Mafioso dello stesso clan, Rizzo fu eliminato nel corso della guerra scoppiata all’interno della cosca. Galletta ha scontato anche una condanna a 18 anni per mafia. E’ stato recluso al 41 bis per anni. Nell’ultimo periodo era in detenzione domiciliare.

Da quasi un anno gli investigatori indagavano usando intercettazioni, pedinamenti e analisi dei traffici telefonici. In questo modo hanno accertato l’esistenza di due organizzazioni criminali, una di tipo mafioso, l’altra con il principale scopo di trafficare in droga, legate tra loro da interessi illeciti comuni. Alcuni componenti della cosca mafiosa facevano parte anche dell’organizzazione criminale di trafficanti di droga. Le organizzazioni “sorelle” avevano assunto un ruolo negli ambienti criminali tale da incidere sulle dinamiche del malaffare messinese. Per decidere gli affari gli associati si incontravano in un ristorante del centro, gestito da uno degli ex pentiti. Alcuni degli indagati sono accusati di un’estorsione nei confronti del titolare di un’associazione culturale messinese che, minacciato con danneggiamenti, è stato indotto a dimettersi.

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