Nell’ordinanza di custodia cautelare si parla di “inquietante quadro di sistematici abusi e corruttele” al Comune di Villa San Giovanni dove la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha scoperto un vero e proprio “metodo Morabito”, dal nome del responsabile dell’ufficio tecnico Francesco Sincero Antonio Morabito finito in carcere per corruzione e abuso d’ufficio. Si trattava, secondo gli inquirenti, di un “rodato meccanismo in forza del quale l’indagato avrebbe sapientemente sfruttato il suo ruolo all’interno dell’ufficio tecnico comunale, per lucrare vantaggi patrimoniali e al contempo accrescere il proprio potere politico e la propria capacità di influenzare le scelte della locale amministrazione”.

Il funzionario Morabito è accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa nell’inchiesta che ha portato ai domiciliari il sindaco Giovanni Siclari, eletto con una lista civica e passato in Forza Italia nell’ottobre dello scorso anno, arrestato martedì durante un Consiglio comunale per essersi fatto corrompere, secondo l’accusa, dai vertici della Caronte&Tourist, la società che si occupa della traghettamento sullo Stretto di Messina.

Ai domiciliari sono finiti pure il presidente della società di navigazione Antonino Repaci e l’amministratore delegato Calogero Famiani. La vicenda riguarda la realizzazione da parte della Caronte di opere edili per “la riorganizzazione dell’area Villa Agip” che ricade su una zona di proprietà di Anas. Quest’ultima è stata convinta dal sindaco Siclari (fratello di Marco, senatore di Forza Italia) a stipulare una convenzione di concessione dell’area con il Comune di Villa San Giovanni “al fine – è scritto nel capo di imputazione – di cederla successivamente in subconcessione alla Caronte&Tourist”.

In cambio, il presidente della società Antonino Repaci “disponeva l’assunzione di Fabio Creazzo (come da segnalazione di Siclari)” e “prometteva l’assunzione, presso la Caronte&Tourist Spa, di Pasquale Messina, figlio del consigliere comunale Angela Vilardi detta Lina”. Uno stratagemma con il quale il sindaco si è assicurato la fedeltà in Consiglio comunale della Vilardi, consigliera di opposizione e oggetto di una conversazione in cui è stato intercettato lo stesso sindaco. È Siclari, infatti, a spiegare le ragioni del suo interessamento per l’assunzione del figlio della consigliera: “Sai, queste cose, voglio dire, alla fine, perché questi qua hanno tutti i figli, cose, poi ti sistemano un figlio e cambiano gli equilibri! E con Lina questo ho fatto”.

Il gip ha arrestato il sindaco per scongiurare il rischio di reiterazione del reato. Secondo i pm, infatti, Siclari era “consapevole dell’illegittima occupazione del suolo Anas su cui insistevano i lavori posti in essere dalla Caronte&Tourist” e proprio per questo “ha fatto pesare la sua influenza politica per ottenere dalla società di navigazione indebiti vantaggi”.

Per il procuratore Giovanni Bombardieri, l’aggiunto Gerardo Dominijanni e il sostituto della Dda Walter Ignazitto, al Comune di Villa San Giovanni c’era un “legame solidaristico in essere” tra il sindaco e i vertici di Caronte&Tourist, coltivato attraverso reiterati scambi di favori.

Il giro delle assunzioni ha coinvolto non solo il presidente Repaci ma anche l’amministratore delegato della Caronte, Calogero Famiani. Il dirigente Morabito, “forte dei poteri dallo stesso esercitati all’interno del proprio ufficio ed avvalendosi della compiacenza e complicità del geometra Giancarlo Trunfio – è scritto nel capo di imputazione – ha agevolato con atti contrari ai propri doveri d’ufficio la realizzazione dei lavori di ammodernamento della nuova biglietteria automatica, in cambio della promessa di assunzione del figlio del Trunfio quale dipendente della società di navigazione”. Nella partita della subconcessione del piazzale Anas, inoltre, il presidente della Caronte ha promesso “l’erogazione in favore del comune di Villa San Giovanni della somma di almeno 8mila euro, per l’organizzazione di manifestazioni culturali, sportive, ricreative e turistiche”.

In carcere è finito Giancarlo Trunfio, anche lui dirigente del settore tecnico come Francesco Morabito. Quest’ultimo ha visto finire ai domiciliari pure il figlio, Giovanni Marco Morabito, neo laureato in ingegneria ed iscrittosi all’Ordine degli Ingegneri di Reggio Calabria nel 2017. Grazie alle sue entrature nel settore, il dirigente comunale era riuscito a inserirlo tra i professionisti di riferimento per gli imprenditori e privati cittadini che dovevano sbrigare pratiche edilizie istruite presso l’ufficio tecnico. Ma non solo. Il figlio del dirigente comunale faceva parte degli ingegneri che, grazie al padre, hanno vinto l’appalto per la riqualificazione del lungomare. “È stato documentato – si legge nell’ordinanza – come Francesco Morabito, allo scopo di agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro del proprio figlio, non si sia fatto alcuno scrupolo, utilizzando la sua forte influenza per canalizzare incarichi professionali verso quest’ultimo, così da trarne indebiti vantaggi economici”.

Stando all’inchiesta, Morabito avrebbe avuto rapporti anche con soggetti di ‘ndrangheta: “In occasione delle competizioni elettorali per il rinnovo degli organismi elettivi delle istituzioni comunali e provinciali, – scrivono i pm nel capo di imputazione relativo al concorso esterno – chiedeva e riceveva, per sé e per i candidati da lui indicati, i voti raccolti dai rappresentanti delle cosche”. Anche con la famiglie mafiose era previsto un do ut des: il dirigente Morbito “riceveva protezione da parte dei rappresentanti delle ‘ndrine e la possibilità di utilizzare i loro metodi intimidatori per imporre le proprie regole nei rapporti con i terzi”.

Oltre al sindaco e ai manager della Caronte, il gip ha disposto gli arresti domiciliari per Vincenzo Bertuca, Gaetano Bevacqua, Tindara Orsina, Antonio Artino e Alessandro Taverniti. Sono stati interdetti per 12 mesi dall’esercizio dei pubblici uffici, invece, Francesca Gangemi, Giovanna Tedesco, Mario Pitasi, Vincenzo Cama e Rocco Messina. Infine, è stato disposto il divieto di esercitare l’attività di ingegnere ad Alessandro Iacono.

“Il sindaco si è fatto promotore di un’assunzione ben sapendo che gli avrebbe consentito favori di alcuni consiglieri di minoranza – è il commento il procuratore Bombardieri – È l’esempio della malagestione della cosa pubblica. Da quest’inchiesta, che nasce anche dalle denunce dei cittadini e dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, esce una gestione del potere politico che fa riflettere molto per le conseguenze che ne derivano”.

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