Dama di picche contro re di cuori. Alla “Prima” della Prima del San Carlo ho cantato, ho palpitato per lui e ho anche stonato. Ma Claudio non se n’è accorto. In mezzo a quell’ovazione di cori e di ohohohoh… E ho visto la Madonna. Anche se vestita di nero. Non quella apparsa a Salvini, ma in carne ed ossa. Bionda, bella, inavvicinabile. Tutti le porgevano la mano, volevano toccarla. Era la sua prima “apparizione” in pubblico. La folla sgomitava per vederla da vicino. Dietro di lui (non al suo fianco), varca la soglia del San Carlo. E così che Olivia Paladino, fidanzata fantasma (almeno per la presse) del premier Conte si presenta alla serata di beneficenza, esclusiva e blindatissima, della Fondazione Scudieri.

Si alza il sipario su Claudio Baglioni, l’arci-star, solo, senza band. Si giustifica: “Gli altri sono a riposo. Intendo in una casa di riposo…”. Lui resiste, inossidabile, un’ora di recital, ogni canzone un colpo al cuore. “Questo piccolo grande amore” languisce la prima uscita della first lady in erba, Olivia, che stringe teneramente la mano al suo Giuseppe nel palco reale. Paolo e Achille Scudieri, padre e figlio, azienda metalmeccanica di grandi fatturati, sono un po’ gli Agnelli napoletani. Baglioni ha cantato per i bambini coraggiosi della Fondazione. Ma a una sola condizione: no selfie, no Instagram, niente social. Un bell’esempio di netiquette: per una volta godetevi il concerto senza l’ossessione della condivisione.

La Fondazione provvede a fornire di strutture specializzate gli ospedali dal Santobono al Brasile. Perché ricorda il cavaliere del lavoro Paolo Scudieri: “Tutti i bambini del mondo che soffrono sono uguali”. Cala il sipario e tutti nel foyer a fare “lobbing”, tra sformati fumanti e sfogliatelle, tutte “Eccellenze campane”, brand gustoso di famiglia (Scudieri).

Pagella da 10 lode per la padrona di casa Emmanuela Spedaliere, responsabile delle relazioni istituzionali del Massimo, avvolta in un abito a sirena vintage che faceva molto Balenciaga. Mentre l’assessore alle politiche giovanili e alla creatività, Alessandra Clemente, non dimentica la sua missione e indossa un abito/scultura impreziosito da applicazione di corallo di Torre del Greco e realizzato dagli allievi di Isabella d’Este Caracciolo, accademia di moda.

Cambio di scena: bella, bellissima, seducente come solo Lei sa esserlo. Stiamo parlando della Prima della stagione lirica del San Carlo.

Gli applausi scrosciano calorosi per lei. Per la Sovrintendente Rosanna Purchia, che per 12 anni ha traghettato il San Carlo anche attraverso mari “agitati”, politici, sindacali e lo ha fatto approdare alla ribalta di scenari internazionali. Applausi per il direttore artistico Paolo Pinamonti che coniuga fiuto e talento. Lasceranno un vuoto d’intelletto chic. Al loro posto direttamente dal Teatro La Scala e prima dall’Opera di Parigi, Stéphane Lissner.

Applausi per i tecnici per una volta chiamati anche loro alla ribalta – hanno spostato tutte le scene a mano.

Applausi per il coro che ha cantato in russo come fosse la lingua madre sotto la maestria di Gea Garatti Ansini. E proprio alla cena nel foyer Valerio Cappelli, numero uno dei critico teatrali numero uno in Italia, mi ricordava di quanto poco duttili di voce fossero i cantanti lirici nostrani. Arieggiano nella lingua di Puccini, Verdi… ma non gorgheggiano in russo o in tedesco. È un dato storico: “L’italiano è la lingua della musica e ci si è un po’ adagiati, è come l’inglese oggi nel mondo: quanti anglosassoni parlano altre lingue, avendo questa ‘comodità’? Ma ci sono altre considerazioni, tecniche, sintattiche musicali. In passato per esempio (diciamo fino al fascismo) le opere si davano nella lingua del paese che le ospitava. Ma resta la facilità per altri cantanti di cantare con immediatezza nella nostra lingua. La russa Anna Netrebko, diva del nostro tempo, che ha aperto la Scala ha una pronuncia italiana perfetta ma in pubblico parla in inglese”.

Ma che bel parterre madama dorè. Lo stilista Alessio Visone, da enfant prodige della alta moda, ha vestito tutte le signore della Napoli bien: Annapaola Merone, in broccato argentato; Roberta Buccino Costa, chiffonosa, stilosa. Elegante e svettante Marta Catuogno, leader di Aidda, in verde pavone e piume Lidia Giglio. I gentiluomini in smoking sartoriali Isaia, Mino Cuciniello, Carmine Arnone, Giorgio Nocerino e Sergio Cappelli, impreziosito dalla scritta “Amo solo la donna di cuore”…

Chi scrive era vestita vintage, abito sartoriale che mia madre si fece per una prima al San Carlo 40 anni fa, raso, velluto e bottoni gioiello. Con cappello e veletta appartenuto alla duchessa Elena Serra di Cassano.

P.s.: A Madame Purchia e a Monsieur Pinamonti, un augurio dal profondo: Ad maiora semper

Foto di Mariarosa Pansa e Francesco Squeglia

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