Erogazioni liberali”. In pratica donazioni. Così, secondo i pm, dopo un lungo giro sarebbero rientrati nelle casse della Lega 450mila euro, parte del tesoro di 49 milioni che i magistrati genovesi stanno ormai cercando da anni. È tutto ricostruito nelle quattro pagine del decreto di perquisizione e acquisizione documenti con cui la Guardia di Finanzia di Genova si è presentata martedì in casa di Stefano Bruno Galli, assessore della giunta lombarda di Attilio Fontana e presidente dell’Associazione Maroni Presidente. Proprio l’associazione sarebbe lo snodo attraverso il quale si sarebbe compiuto il riciclaggio per il quale Galli è indagato. Oltre ad acquisire materiale da Galli – tra cui il contenuto delle memorie di computer e telefonini – gli investigatori si sono recati presso due società: la Boniardi Grafiche srl e la Nembo srl (soci e rappresentanti non sono indagati).

Scrivono i pm: “Con riferimento agli accertamenti bancari compiuti dalla Finanza di Genova e alle dichiarazioni di Marco Tizzoni (ex consigliere regionale della lista civica “Maroni Presidente”) vi è fondato motivo di ritenere che somme di denaro costituenti proventi del reato di truffa commesso da Umberto Bossi e Francesco Belsito (hanno ottenuto infine la prescrizione, ndr) possano essere oggetto di riciclaggio da parte di Galli”. Quale sarebbe il meccanismo? I magistrati lo ricostruiscono così: si ritiene che “in particolare la somma di 450mila euro sia stata erogata da Lega Nord all’Associazione Maroni Presidente di cui Galli era legale rappresentante con la causale ‘contributo ad associazione’ e successivamente corrisposta dall’associazione alle società Nembo srl e Boniardi Grafiche srl a pagamento di fatture in tutto o in parte inesistenti (di cui Galli rifiutava la rendicontazione a Tizzoni) e quindi la somma sia rientrata nelle casse della Lega Nord sotto forma di ‘erogazione liberale’ effettuata dall’Associazione Maroni Presidente a tale movimento politico”.

In poche righe i magistrati ricostruiscono così il cerchio che, secondo l’accusa, perfezionerebbe il reato. Certo, si tratterebbe di una piccola fetta dei 49 milioni, ma sufficiente per dimostrare che la somma non sarebbe stata spesa per regolari attività di partito, come sempre sostenuto dalla difesa. In parole povere: dalle casse della banca Aletti dove venivano conservati oltre 40 milioni sarebbero stati prelevati 559mila euro che sarebbero poi finiti nelle casse dell’associazione nata per sostenere la candidatura di Maroni nel 2013. Di qui il denaro sarebbe finito alle due società che avrebbero dovuto stampare poster e volantini. Però appunto, secondo l’accusa, oltre 450mila non sarebbero stati spesi ma sarebbero tornati all’associazione e infine al partito. Qui il cerchio si chiude.

Sette i bonifici su cui si concentra l’attività dei magistrati: si va dal 23 gennaio 2013 al 9 aprile 2018, quindi nel pieno periodo in cui segretario del partito era Matteo Salvini. Di questi movimenti tre sarebbero stati compiuti a favore della Boniardi Grafiche per un totale di circa 105mila euro. Tra i soci, come ha scritto giorni fa il Fatto, c’è il parlamentare leghista Fabio Massimo Boniardi. “Abbiamo fornito alla Finanza tutte le fatture che ci sono state richieste. Abbiamo dimostrato che tutto il materiale che ci era stato richiesto era stato effettivamente stampato e inviato tramite corriere”, giura Boniardi.

Ma è vero che lei ha impedito l’accesso al suo computer invocando le sue prerogative parlamentari? “Sul mio pc e sul server della società c’erano dati riservati relativi alla mia attività politica”, ha spiegato Boniardi al cronista. I bonifici a favore della Nembo su cui la Procura vuole fare chiarezza ammontano invece a 454mila euro. In tutto fanno, appunto, oltre 550mila euro, ma soltanto per una parte sarebbero riferibili a operazioni ‘in tutto o in parte inesistenti’.

In queste ore Finanza e pm stanno esaminando il materiale acquisito anche se in parte è stato restituito a Boniardi (che non è indagato) proprio perché custodito nel suo pc. Ma l’inchiesta è soltanto all’inizio. Nelle prossime ore in Procura a Genova dovrebbe comparire un altro testimone che viene giudicato molto importante.

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