Le cosche della ‘Ndrangheta hanno messo le mani sull’Umbria, infiltrando “in modo significativo” il sistema economico della regione. È quanto emerge da un’indagine della Polizia durata diversi mesi che ha portato questa mattina gli agenti ad eseguire decine di arresti e sequestri per diversi milioni sia in Calabria che in Umbria. Nel mirino del Servizio centrale operativo e le squadre mobili di Perugia, Catanzaro e Reggio Calabria, sotto la direzione delle Procure distrettuali di Catanzaro e Reggio Calabria, le cosche Trapasso, Mannolo e Zofreo di San Leonardo di Cutro e Commisso di Siderno.

Da tempo inquirenti e investigatori dell’Antimafia monitorano le infiltrazioni in Umbria. “La posizione centrale nel territorio nazionale, l’assenza di una forte criminalità locale, la presenza di importanti vie di comunicazione e – scriveva la Direzione investigativa antimafia nella relazione inoltrata al Parlamento relativa al primo semestre 2018 – le numerose aziende sono i fattori che hanno favorito la presenza, specie nella provincia di Perugia, di famiglie calabresi e campane”.

La polizia ha eseguito 27 provvedimenti – di cui 20 arresti in carcere e tre i domiciliari – e ha sequestrato beni per un valore di circa 10 milioni di euro. Agli indagati dell’operazione della Dda di Catanzaro, denominata Infectio, sono contestati a vario titolo l’associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, minacce, violenza privata, associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno del sistema bancario. Nello specifico, ‘indagine, approfondendo quanto emerso già nell’operazione ‘Malapiantas’ dello scorso maggio, ha disvelato la perdurante operatività delle cosche di `ndrangheta Mannolo, Zoffreo e Trapasso di San Leonardo di Cutro (Crotone) e la loro proiezione in territorio umbro, dove, attraverso stabili collegamenti con la casa madre avevano impiantato un lucroso traffico di stupefacenti, anche con la complicità di trafficanti albanesi, minato, attraverso attività estorsive, la libera concorrenza nella esecuzione di lavori edili, nonché attivandosi a favore di soggetti candidati alle elezioni amministrative locali.

Stando alle indagini gli indagati avevano creato società, spesso intestate a prestanome o soggetti inesistenti, in grado di offrire prodotti illeciti (in primis fatture per operazione inesistenti) a favore di compiacenti imprenditori: business, quest’ultimo, che ha visto il coinvolgimento anche di soggetti contigui alla ‘ndragheta vibonese e che ha consentito di lucrare cospicui guadagni attraverso sofisticate truffe in danno di diversi istituti di credito e complesse operazioni di riciclaggio del denaro. Sono state sequestrate diverse società in Umbria, Lazio e Lombardia. Al contempo, con l’operazione, denominata Core business, sono stati eseguiti quattro arresti di esponenti appartenenti alla cosca Commisso di Siderno (Reggio Calabria). Tra loro anche essi un uomo scarcerato nello scorso mese di gennaio 2019. Tra le attività l’individuazione di terreni nella zona di Perugia da destinare a vigneti per la produzione di vino da commercializzare in Canada.

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