di Linda Maisto e Francesco Pastore

A settembre 2019 è partita la “fase due” del reddito di cittadinanza (RdC), che prevede la ricollocazione al lavoro dei destinatari dello strumento di tutela sociale che risultino idonei al lavoro. I Centri per l’impiego (CPI) dovrebbero prenderli in carico e definire un percorso personalizzato di ricollocazione. A supporto, sono stati assunti circa 3000 navigator, con un contratto biennale di collaborazione a carico di Anpal Servizi, braccio operativo di Anpal che è a sua volta il braccio operativo del Ministero del Lavoro (spiegare il gioco di parole richiederebbe almeno un altro articolo).

A prima vista, il progetto è anche condivisibile, se non fosse che i non pochi errori di design della politica rischiano di pregiudicare il risultato finale. Partiamo dall’errore principale da cui derivano anche altri: per puro opportunismo politico, si è scelto di trasformare un sistema di tutela sociale in un “ibrido” con le politiche attive del lavoro da realizzare peraltro in poco tempo. Le premesse per un fallimento annunciato sono già tutte qui! Tra i molteplici problemi legati alla confusione fra contrasto alla povertà e alla disoccupazione c’è la figura dei “navigator”. Per rendersene conto può aiutare un breve confronto internazionale.

Il Case Management nel Regno Unito e in Germania

L’approccio Fallmanagement (gestione dei casi) è attivo in Germania dal 2005. Si tratta di una metodologia organizzativa ad elevata complessità centrata sul singolo caso: si coordinano tutte le risorse necessarie per offrire un supporto personalizzato intensivo a beneficiari di reddito minimo con gravi fragilità legate alla situazione personale, familiare o sociale, ma abili al lavoro.

Data la natura complessa dei “casi”, i gestori devono possedere conoscenze interdisciplinari. Tra i requisiti di accesso vi è la laurea in una delle seguenti discipline: Management pubblico, Assistenza sociale, Pedagogia sociale, Gestione del mercato del lavoro, Case Management, Psicologia o Amministrazione aziendale con specializzazione in risorse umane, o titoli equivalenti accompagnati da comprovata esperienza professionale nel placement. Sebbene non sia una figura normata, si tratta di operatori specializzati nel trattamento di target multi-svantaggiati, per il cui ruolo costituisce titolo preferenziale il possesso della certificazione rilasciata dalla Società tedesca Deutschen Gesellschaft für Care und Case Management (DGCC).

Analoghe considerazioni valgono per i Jobcentre Plus nel Regno Unito, dove sono impiegati i work coaches (o advisers) che hanno il compito di assistere gli utenti nella costruzione del percorso di inserimento. I work coaches, introdotti nel 2013, sono essenziali per il successo dell’Universal Credit (il reddito minimo inglese). Anche per loro (dipendenti del Jobcentre) è previsto un accreditamento professionale ed un percorso formativo specifico.

Il navigator non è un gestore di casi

I navigator sono stati assunti tramite una prova indetta da Anpal Servizi. Sono collaboratori che nella quasi totalità non hanno alcuna competenza o esperienza compatibile con quella dei Case Management. A questo punto c’è da chiedersi come potranno mai aiutare i beneficiari del RdC. Sorprende anche che tutte queste informazioni derivino da un documento di Anpal Servizi. Sarebbe opportuno, allora, che la stessa agenzia ci spiegasse perché ha assunto dei navigator e non dei case manager (o figure paragonabili)!

Inoltre, da una lettura dell’Accordo siglato tra Anpal Servizi e Regioni (eccetto la Campania) sorgono dubbi sull’utilità di personale che può svolgere il suo compito esclusivamente in affiancamento ai funzionari dei CpI e non può svolgere alcuna mansione amministrativa (in quanto non inquadrato come dipendente pubblico). È lecito chiedersi allora cosa stiano facendo i navigator in questo momento oltre a girarsi i pollici?

Che fare adesso dei navigator?

A causa di una programmazione fatta in fretta e furia, nella disperata rincorsa del consenso politico, si è prodotto un disastro: migliaia di collaboratori che nessuno comprende bene cosa debbano fare. Un’alternativa sarebbe di utilizzarli come procacciatori di vacancy sul territorio, indirizzati verso le piccole e medie imprese di periferia. Ascoltarle, recepire le loro esigenze, elaborare compiti da far svolgere al personale dipendente dei CpI, come certificazione delle competenze e altri servizi utili alle imprese per la selezione del personale.

Tuttavia, al momento, non è pensabile che i navigator svolgano ruoli del genere senza un’adeguata formazione. Il rischio sarebbe di peggiorare la già scarsa reputazione dei CPI (aspettative non mantenute, target professionali sbagliati, ritardi nelle risposte, e così via). Per tale tipo di formazione si potrebbero coinvolgere esperti delle agenzie private del lavoro.

Del resto, anche ammesso che i navigator siano in grado di raccogliere vacancy sul territorio, queste non vanno proposte solo ai beneficiari del RdC, che potrebbero avere profili troppo distanti da quelli richiesti. Meglio sarebbe allora caricare le vacancy disponibili sul portale MyAnpal e permettere a tutti gli utenti dei CPI (inoccupati, disoccupati, percettori di Naspi e così via) di candidarsi.

Articolo Precedente

Suicidi tra i militari, la questione non è solo individuale: oggi in caserma è ‘vietato star male’

next
Articolo Successivo

Come ti cambio l’ufficio in senso smart: cinque passaggi chiave

next