“Né io né mio marito abbiamo mai aderito a gruppi di combattenti islamici”. L’11 marzo scorso Lara Bombonati, considerata una foreign fighter, parlò così alla corte di Alessandria. Oggi la giovane italiana, che aveva scelto il nome Khadija come la prima moglie di Maometto, è stata condannata a 2 anni e 8 mesi Lara Bombonati. L’imputata è stata ritenuta colpevole di aver fiancheggiato associazioni terroristiche di matrice islamica mentre era in Siria. Era stata arrestata nel giugno 2017. Secondo l’accusa aveva abbracciato la fede islamica e sposato Francesco Cascio, un combattente italiano che risulterebbe “morto in battaglia”. La corte aveva disposto due perizie sulla capacità di intendere e volere con esiti differenti sostenendo che la donne potesse non essere punibile.

Secondo la ricostruzione degli investigatori la ragazza aveva raggiunto la Turchia nel 2014 e si era trasferita in Siria insieme all’uomo che aveva sposato nel 2012. Lui era diventato un combattente, lei aiutava la causa jihadista spostandosi da una parte all’altra verso il territorio turco “con lo specifico incarico impartitole dal leader, della consegna e acquisizione ovvero occultamento e distruzione di non meglio precisati documenti“. Scoperta dalle autorità turche mentre tentava di rientrare in Siria, era stata arrestata e quindi espulsa, per poi tornare in Italia.

Rientrata a casa, a Tortona (Alessandria), nessuno aveva più visto il suo volto, ma solo un burqa nero con una ossessione per il jihad. Lei invece ha sostenuto che lei e il marito cercavano solo un luogo per professare la nostra fede senza essere derisi. Pensavamo di trovarlo in Turchia, poi in Siria, ma non fu così. Ci emarginavano ovunque andassimo”. Secondo il suo racconto il marito fu portato via e lei fatta prigioniera.

Dopo il carcere la donna dovrà scontare anche un anno in comunità. “Sono convinto che a breve verrà scarcerata perché no ci sono più le esigenze cautelari” commenta il suo difensore l’avvocato Lorenzo Repetti, osservando che la sua assistita ha già scontato 2 anni e 5 mesi di carcere. “Lara va curata – aggiunge il legale – È stato accertato dai periti che ha disturbi di personalità tali, per cui il posto ideale per essere curata è una comunità idonea. Lara è molto delusa perché la corte non ha creduto al fatto, sempre ribadito, di essersi recata in Siria per seguire il marito, cui era legata e non poteva dire no per il disturbo di personalità dipendente. La constatazione amara è che ha quasi integralmente scontato la pena prima della sentenza di condanna”.

Foto di archivio

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